Vysotsky e la musica ribelle di Eugenio Finardi
Ce l'ha un po' col marketing, Eugenio Finardi. Un'attività che prende l'arte e la mastica per risputarne un prodotto fatto, finito e vendibile. Il grande cantautore di "Musica Ribelle" ne ha parlato oggi in Bocconi durante uno degli appuntamenti del Laboratorio musica del corso di laurea Cleacc, laboratorio coordinato da Andrea Ordanini. Più che una lezione, un incontro faccia a faccia con ragazzi che, nell'era digitale, sono grandi consumatori ma sembrano staccarsi difficilmente da proposte musicali ormai 'classiche'.
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Filippo Del Corno e Eugenio Finardi |
"Mi stupisce il fatto che i giovani di oggi ascoltino il rock di 35 anni fa", commenta Finardi. "Trentacinque anni prima delle mie prime canzoni, nel '73, c'era il Charleston o B.B. King, una musica molto diversa da quella che facevamo noi". Un'affermazione, questa, che contiene un profondo amore per la musica delle origini, ma anche una sottile critica alle nuove generazioni, forse poco capaci di innovare i propri gusti e andare alla ricerca di qualcosa di nuovo. Per non parlare, appunto, dell'influenza del marketing, "che in ogni aspetto dell'industria musicale ha spogliato del valore artistico la musica per darle un valore di commercio". Un esempio? "La cantante Giusy Ferreri, che è bravissima, ma che rappresenta un esempio chiaro di prodotto commerciale".
L'occasione di trovarsi in Bocconi è però anche quella di parlare de "Il cantante al microfono", disco che ha vinto la Targa Tenco quest'anno. Un disco creato insieme all'ensemble Sentieri Selvaggi, diretto da Carlo Boccadoro, e orchestrato dal musicista Filippo Del Corno, anch'egli presente alla lezione del Laboratorio musica. Si tratta di un disco forse non facile per gli attuali schemi musicali, quelli più radiofonici, ma che rappresenta bene l'idea di un progetto centrato solo ed esclusivamente sulla qualità. La qualità della musica ma anche dei testi tradotti dal russo di Vladimir Visotsky, famoso in patria come attore tra i Sessanta e i Settanta, in realtà anche grande poeta e chansonnier. E furono proprio questi testi a mettergli contro il regime sovietico, che lo censurò e snobbò fino alla sua morte, nel 1980. Ma che non poté impedire che le sue canzoni, registrate da lui stesso e fatte passare col passaparola, lo rendessero molto noto in Russia. Una personalità complessa, quella di Visotsky, "un uomo colto e dallo spirito libero e selvaggio", come lo descrive Finardi, che nel disco ne canta i versi. "La cosa interessante dei testi di Vladimir Vysotsky", continua il cantautore italiano, "è che i personaggi cantati da lui durante il regime sono forse più liberi di quanto non lo siamo noi oggi, noi che viviamo in un mondo libero".