Tra impegno e spensieratezza
"Ogni volta che incontro qualcuno dei miei vecchi compagni del Pensionato, con i quali ho condiviso quei quattro anni, tutti, in modo costante, sottolineano che è stato il momento più bello della loro vita, i quattro anni più entusiasmanti. A volte mi sono domandato per quale motivo. Sono arrivato ad alcune personali conclusioni". A parlare è Enrico Valdani: oggi professore ordinario di marketing in Bocconi, ieri - erano gli anni '70 - ospite del Pensionato Bocconi. |
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Frequentare l'università lontano da casa, in un'altra città, è già di per sé un cambiamento di vita significativo. È la rottura rispetto al mondo familiare in cui si vive, l'inizio di un nuovo processo di responsabilizzazione. "Spero di non far sorridere troppo - racconta Valdani -, ma il giorno in cui arrivai in Pensionato, mi accorsi che non avevo il dentifricio. Andai al Pam di viale Bligny, aperto da pochissimo, e scoprii che c'erano tantissimi dentifrici! Prima credevo che esistesse un solo dentifricio, quello che mia madre mi faceva trovare a casa ogni giorno! Fu il mio primo processo decisionale, di scelta di brand". Iniziare a decidere da soli, a gestire la propria vita con un budget limitato, dover compiere delle scelte per il proprio percorso universitario, sono tutti passi che fanno capire di essere ormai diventati adulti.
Vivere in una comunità molto eterogenea, con persone che arrivano da diversi luoghi d'Italia, con diversi sentimenti, valori, principi ideologici e politici. Questo è l'altro aspetto che, secondo Valdani, ha reso unici quegli anni. Vivere in una comunità stimola a difendere proprie idee, affermare la propria leadership, condividere con altri molte cose. "La mia generazione ha avuto un elemento molto sfidante, gli anni '70. Un momento difficile per il paese, gli anni della contestazione studentesca, del terrorismo. C'erano dibattiti e contraddizioni molto violenti, ci voleva la capacità di prendere posizione, confrontarsi davvero. Ma il Pensionato leniva le contraddizioni, perché la comunità era composta da persone che condividevano uno stesso progetto, quello del loro corso di laurea, dell'inizio della loro vita professionale". Le sottocomunità che si creavano all'interno del Pensionato sono state, per Valdani, un altro elemento fondamentale. "Noi avevamo creato il Klub V Azzurro - KVA (eravamo al 5° piano del braccio azzurro). Dodici stanze, dodici persone che hanno vissuto insieme per tre anni. Si viveva in clan. Ognuno frequentava lezioni diverse, ma si mangiava insieme, si facevano insieme le gite, ci si dava mutuo soccorso nello studio e nelle prime relazioni sentimentali con le ragazze". Il buon clima generale e le qualità umane dello staff che gestiva il Pensionato hanno avuto, d'altra parte, un ruolo decisivo nel rendere unici quegli anni, spiega Valdani. "Quando arrivai al Pensionato Bocconi, venivo da un'altra sistemazione. Scoprii un mondo completamente diverso. C'erano delle regole, come il dover rientrare entro la mezzanotte, ma il sistema non era eccessivamente rigido. C'era un direttore che era disposto all'ascolto, a parlare, a discutere. Salvatore Grillo è stata una persona eccezionale. Ha iniziato a gestire il Pensionato in un momento difficilissimo, ma l'ha sempre fatto ricercando il confronto. È una persona che litiga violentemente con il problema, ma non litiga mai con le persone. Questo è l'elemento che tutti noi capimmo fin dall'inizio. Se si discuteva, si discuteva sulle cose, ma la disponibilità personale e l'affettività rimaneva immutata. I gap generazionali dipendono dal fatto che ognuno vede le cose da una prospettiva diversa, che è frutto in parte dell'esperienza, in parte di un contesto ambientale che può essere diverso. Le persone più mature che hanno la responsabilità di gestire questi rapporti devono avere una disponibilità di riallineamento, pur difendendo le loro idee, le loro esperienze. In questo Salvatore, io credo, ha mantenuto costante questo atteggiamento, che non è mai cambiato". "Quando occupammo l'ala femminile scoppiò un pandemonio. Fino a quel momento,maschile e femminile erano sempre stati rigidamente separati. La scelta fu in parte politica, in parte goliardica, perché, a dire la verità, la prima curiosità che avevano i maschi quando occuparono il femminile era di vedere se quello, che era un mondo chiuso, a cui non ci si poteva avvicinare, era tanto diverso dal loro. Il prorettore Scalfi, una persona straordinaria, severa e rigorosa, ma anche molto attenta, ebbe il coraggio di venire in assemblea: «mi avete messo davanti a un fatto compiuto - disse-. Non lo condivido, perché viola delle regole su cui non abbiamo ancora riflettuto. Però, accetto il vostro coraggio. Vi pongo un aut aut: se nei prossimi mesi succedono cose che non dovrebbero succedere, dovremo prendere dei provvedimenti. Dovrete dimostrare la vostra capacità di saper gestire una situazione di questo tipo». Scalfi, dunque, ci responsabilizzò. Capimmo che avevamo fatto una scelta importante, rivoluzionaria, soprattutto per quei tempi, che richiedeva un comportamento responsabile. E le cose andarono straordinariamente bene. Per quanto ne so io, non si è mai verificato alcun atto disdicevole, o che abbia creato degli imbarazzi nei principi, nei valori, nella condivisione degli spazi." "Chiaramente ci sono stati atti goliardici - ricorda Valdani -. Ragazzo e ragazza innamorati, la ragazza lascia il ragazzo. Viene preparato un manichino. La sera il ragazzo chiama la ragazza e le dice «mi hai distrutto il cuore», se ne va, e il manichino viene buttato dalla finestra simulando un suicidio. La ragazza che sviene, il custode che arriva e dice «Dio mio!»... Quasi drammatico è stato, invece, quando alcuni dei nostri colleghi si sono camuffati da 'diversi' e sono andati per divertimento al Parco Ravizza. Quella sera è arrivata la polizia ,che ha fatto una retata, e alcuni studenti sono stati presi creando imbarazzo per l'Università, che doveva dimostrare che non erano davvero coinvolti... Sono stati fatti anche scherzi goliardici sofisticatissimi, come quando alcuni si inserirono con le radio nella modulazione di frequenza ascoltata dal portiere di notte, annunciando lo scoppio della terza guerra mondiale. E il poverino che correva nei corridoi disperato..." "Partire a mezzanotte per andare a prendere il cappuccino a Portofino dopo la festa organizzata in Pensionato, a pensarci ora è una cosa folle: si partiva con la Cinquecento, per guidare tutta la notte, andare là e poi tornare indietro. Ma esprimeva quel piacere di libertà e di divertimento che è impagabile, così come rimanere tutta la notte alzati a cantare insieme, a scambiarsi confidenze, a organizzare nuove iniziative..." "La cosa più incredibile, però, era la famosa battaglia d'acqua. Riguardava i maschi. In ogni stanza c'era una brocca di plastica con un manico. Bastava che uno bussasse e lanciasse la brocca d'acqua in faccia a chi apriva, per scatenare una battaglia furibonda, che coinvolgeva 300 persone. Era puro divertimento, in cui ognuno bagnava l'altro... ma in modo tale che l'acqua grondava dal quinto piano al primo... che devastazione!!! In queste occasioni Grillo perdeva davvero la calma, anche perché era una violazione nei confronti del personale di servizio che poi doveva pulire. Questo portò a una responsabilizzazione, per cui, finito lo 'tsunami', si andava a raccogliere il disastro con secchi e stracci". "Ma quante belle donne ci sono a Milano! È la prima cosa che pensammo quando, un Natale, io e alcuni colleghi del pensionato andammo a fare compere alla Rinascente. Ci rendemmo conto che il Pensionato era una torre d'avorio, un mondo a sé. Oggi è diverso, ma il clima di terrore degli anni '70 aveva fatto sì che la vita si svolgesse tutta tra quelle mura, in quella tribù di trecento persone. Fuori, il Generale Dalla Chiesa passeggiava in divisa, da solo, in Corso Vittorio Emanuele per dimostrare che non si doveva avere paura. Il terrorismo fece centinaia di vittime e gli stili delle grandi città industriali erano mutati." "Italy? Milan! It's cooler!. Oggi è questo che dicono, invece, i giovani Europei. Recenti ricerche che abbiamo condotto dimostrano che quando si dice Italia, alle nuove generazioni di Europei per prima cosa non vengono in mente le città d'arte, ma Milano. Perché Milano è trendy, è fresca, è alla moda, c'è cultura, comunicazione, design. A Milano ci si diverte veramente, Offre opportunità incredibili. Non c'è città italiana dove ci si possa divertire in senso più ampio, artistico, culturale, di attrazioni innovative. Oggi bisogna sfruttare la città, vivere il Pensionato per quello che offre, e ricordarsi che è parte di un sistema ricco di stimoli quale è oggi Milano". |
Vivere nel Pensionato Bocconi oggi e negli anni '70:
- l'esperienza di Cristian Sorrentino, studente 3° anno CLEA