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Serena, un'italiana nell'Nba

, di Davide Ripamonti
Serena Salvione, laureata in Economia aziendale, si occupa di sponsorship nella sede londinese della maggiore lega di basket al mondo. Un settore, quello sportivo, che in Italia offre poche possibilità

Per parlarle bisogna raggiungerla in aeroporto, dove, tra un volo e l'altro, è costretta a fermarsi un po'. E d'altronde, se sei una giovane manager di uno dei marchi più universalmente riconosciuti, la National Basketball Association (Nba), non potevi aspettarti niente di diverso. Serena Salvione, 33enne napoletana laureata in Economia aziendale alla Bocconi con una tesi sullo sport, è oggi Senior manager, Global marketing partnerships presso la sede europea dell'Nba, a Londra, e si occupa dei clienti italiani ed europei. "Viaggio tantissimo", spiega, "quasi tutte le settimane spostandomi anche in più città durante lo stesso viaggio. Ma va bene così". Serena è entusiasta del suo lavoro, lo sport è il settore nel quale ha sempre desiderato lavorare, anche se, racconta, "il mondo dello sport in Italia non presenta grandi opportunità di carriera, è molto di nicchia e con poche professionalità disponibili. Per me, che avevo già avuto un'esperienza alla Juventus, lo sbocco naturale per poter crescere professionalmente era all'estero". Compito di Serena è quello di vendere il marchio Nba attraverso eventi e partnership ad aziende, in genere di altissimo profilo, attratte da un settore, "come quello sportivo", racconta, "a forte componente passionale. Ma io devo dimostrare loro il ritorno dell'investimento, aiutarli a separare la componente passionale da quella razionale".

Serena quindi è coinvolta in prima persona in tutte quelle attività che la Nba organizza in giro per il mondo unendo basket, il core business, con musica e cheerleaders, con la presenza di giocatori ed ex giocatori di grande fascino, in perfetto stile americano. "Negli Stati Uniti assistere a una partita è un'esperienza completa, il risultato non è l'unica componente. In Italia lo spettatore va via arrabbiato se la propria squadra ha perso, in America non è così".
Londra è l'avamposto Nba in Europa, scelta per la grande concentrazione di aziende che vi hanno stabilito il proprio quartier generale e non certo perché ami particolarmente il basket, come testimoniato nel recente flop delle Final Four di Eurolega, dove l'immensa O2 Arena aveva larghi spazi vuoti. Ma è un problema che non tocca l'Nba: "Quando veniamo con le nostre squadre in tournée in Europa Londra è una delle piazze che rispondono meglio, il sold out è garantito. Diciamo che non avendo il basket inglese una grande tradizione, è più facile far attecchire il modello americano". Serena è a Londra, e all'Nba in particolare, da meno di un anno, poco in assoluto ma abbastanza per considerarla già un'esperienza importante e da consigliare: "Ho la fortuna di lavorare in un'azienda multiculturale con persone provenienti da tutto il mondo e con esperienze diverse, dove sono stata accolta benissimo. E' un mix stimolante, lo definirei un acceleratore di crescita. Per quanto riguarda i giovani neolaureati, il nostro ufficio accoglie in stage ragazzi che poi vengono assegnati a varie aree. Lo consiglio, sia per chi voglia avere un'esperienza all'estero sia per quanti intendano avviare una carriera manageriale nello sport. In Italia è difficile trovare opportunità simili".