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Rolling stones live

, di Paolo Giordano
L'evento più ricco dell'anno va in scena. Con cifre da capo giro. Compresa l'età di Jagger & c.

Allora mettiamola così: martedì allo stadio San Siro di Milano inizia l’ultima parte della tournèe più ricca di tutti i tempi. Dallo scorso fine settimana i Rolling Stones sono nella loro sala prove per rimettere in sesto i cocci dopo le sbandate delle ultime settimane.

Di Keith Richards operato alla testa, si sa. Era in vacanza con la moglie alle isole Fiji e – dice la leggenda, confermata dai portavoce – è caduto dalla palma mentre stava raccogliendo una noce di cocco, cosa alquanto improbabile per un ultrasessantenne stravissuto che come motto sfrutta questa frase di hooligan: “La droga non mi ha mai dato problemi, la polizia sì”. Più probabilmente, azzardano voci di corridoio, è scivolato in bagno come ogni essere umano che, avendo chiesto troppo alla vita, è in debito di equilibrio.

Di Ron Wood in clinica, invece, si conoscono meno particolari. Lui, che è un bevitore ruspante, ha tenuto a bada la bottiglia per tanti anni, preferendo spesso il pennello e la tavolozza al bicchiere. Eppure c’è cascato di nuovo e ha trascorso qualche giorno con le flebo a farsi ripulire il sangue. “Diciamo che in questi due mesi non siamo stati la band più redditizia della storia: siamo stati il più grande gruppo di convalescenti” ha detto il loro manager Michael Cohl, con l’ironia tipica che tanti inglesi sfoggiano dopo la seconda birra.

Ma dall’11 luglio gli Stones ritorneranno in cima al mondo, se non altro per dare ragione al magazine Forbes che a metà giugno li ha inseriti tra le prime dieci celebrità più potenti appena dopo il capolista Tom Cruise. Insomma, un risultato da applausi se non altro perché è difficilmente spiegabile. Tom Cruise è il principe del gossip e il re del botteghino, sforna un film dietro l’altro e a ogni contratto non incassa meno di venti milioni di dollari (pubblicità esclusa). Ma i Rolling Stones no. Charlie Watts, il batterista, 65 anni, è l’unico che non si tinge i capelli, tutti gli altri sono incartapecoriti e in tournèe si portano anche – tanto per dire – un defibrillatore per evitare sorprese cardiache.

Quando è salito sul palco al Fenway Park, lo stadio di baseball di Boston dove gli Stones hanno iniziato l’anno scorso questa tournèe, Mick Jagger era fasciato da una giacchetta d’argento che gli sarebbe stata stretta persino ai tempi della swingin’ London, e dopo un quarto d’ora era quasi paonazzo dalla stanchezza: ma nessuno ci ha fatto caso. E questo è il loro segreto: i Rolling Stones sono inspiegabili. Sono una delle più grandi rock band del mondo anche se non incidono un album di grande successo da almeno venticinque anni e pure il loro ultimo ‘A bigger bang’ non è andato oltre le cifre di una rockband di piccolo cabotaggio. E incassano cifre folli a ogni giro di concerti anche se suonano pari pari le stesse canzoni da quarant’anni, con pochissime eccezioni. Quando a febbraio sotto il loro palco sulla spiaggia di Maracanà a Rio de Janeiro si sono ritrovate ben un milione di persone, loro hanno messo in scena la stessa scaletta di sempre, né più né meno, senza neanche una piccolissima variazione per festeggiare l’evento.

Sono, questi inglesi che hanno cambiato la storia del costume, il prototipo della serial band: prevedibile, studiatissima, incapace ormai di improvvisare. Eppure. Secondo quanto riportato da Billboard, il ‘Bigger bang tour’ ha già contabilizzato oltre 250 milioni di dollari e nei 21 concerti europei che rimangono l’incasso medio sarà di cinque milioni di dollari. E anche a Milano, dove è tutto esaurito da mesi, gli Stones si metteranno in tasca un cachet personale di quasi due milioni di dollari. E’ grazie a queste cifre che Mick Jagger si può permettere di affittare un jet privato, come ha fatto l’anno scorso, e portare la sua fidanzata del momento a Rangoon, in Birmania, per un fine settimana romantico. Dopo aver suonato a Rio in un caldo impertinente, tutta la band se ne è tornata in albergo (due piani affittati per intero) e ha festeggiato per tutta la notte, roba che stroncherebbe il novanta per cento dei comuni mortali. Però quando salgono sul palco sono professionisti come non se ne vedono più. E pazienza se Keith Richards suona una chitarra a sei corde perché l’artrosi impedisce alle sue dita di allungarsi completamente sulla tastiera. Quando sentirete Start me up, che da quasi due decenni apre i loro concerti, capirete perché gli accordi sono sempre gli stessi ma nessuno riesce a suonarli così. Forse per questo i Rolling Stones fanno 248 anni in quattro, sono tra le celebrità più potenti del mondo, girano con un aereo privato arredato con mobili del Settecento e nessuno riesce ancora a spiegarsi perché ad aspettarli ci siano ogni sera almeno settantamila persone.