Rispetto delle regole, una responsabilita' collettiva della societa'
I tempi sono più che maturi, e in certi settori urgenti, per dare una decisa sterzata alle lacune in Italia relative al rispetto delle regole, i controlli e le sanzioni. Su questo punto erano tutti d'accordo i partecipanti alla presentazione in Bocconi del saggio 'Regole' (Garzanti, 2010), di Roger Abravanel e Luca D'Agnese, sull'importanza per una società di darsi regole, e di rispettarle, per il proprio sviluppo sociale e economico.
Un dibattito organizzato dalla Graduate School Bocconi e aperto dal suo direttore Guido Corbetta che ha sottolineato l'impegno della Bocconi nel promuovere una cultura del rispetto delle regole, emanando per esempio di recente un codice etico per studenti e docenti.
"Bisogna fare capire che le regole non sono un blocco ma sono un motore di sviluppo e l'economia italiana è bloccata da un circolo vizioso delle regole. Le regole infatti non sono solo un fattore etico ma sono l'essenza dello sviluppo economico e sociale di una società," ha sottolineato Abravanel nell'illustrare le tesi del saggio.
"L'assenza di regole, e del rispetto di quelle esistenti, in Italia ha portato, per esempio, a un deciso sottosviluppo del settore dei servizi e a una diffusione del sommerso che porta le imprese a crescere poco e non attirare investimenti," ha raccontato D'Agnese. "Il mix di condoni e certe regole assurdee l'impossibilità di perseguiretutti ha portato all'indifferenza della società verso le regole, dando vita a un circolo vizioso delle regole."
"I quattro pilastri su cui fare nascere in Italia un circolo virtuoso delle regole sono invece l'educazione civica, il più importante, dei media indipendenti, dei controllori autorevoli e una giustizia civile veloce," ha illustrato Abravanel. "Bisogna poi coinvolgere una parte della società, cittadini e imprese, più ampia possibile in uno sforzo iniziale per arrivare al punto in cui tutti si convincono che rispettare le regole è un buon affare."
Gli autori hanno concluso la presentazione illustrando le loro cinque proposte per delle nuove regole atte a dare impulso all'Italia: la nazionalizzazione delle concessioni dei servizi pubblici locali, per combattere l'inefficienza di essi, la creazione di nuove concessioni per lo sviluppo turistico in grandi zone, un decentramento controllato per le scuole, con standard di miglioramento e obiettivi da raggiungere, un'unità con competenze manageriali da affiancare alla giustizia civile e, infine, una nuova governance per la Rai.
"Il rispetto delle regole è una responsabilità collettiva della società e deve essere insegnata fin dall'inizio nelle scuole," ha detto Corrado Passera, ceo di Intesa Sanpaolo, dando il via al dibattito moderato da Ferruccio de Bortoli, direttore del Corriere della Sera. "In Italia purtroppo manca la sanzione sociale contro chi contravviene e le istituzioni non svolgono il loro ruolo di controllo."
"Ma va anche sottolineato che in Italia ci sono esempi di buone nuove regole ben osservate, come la liberalizzazione del settore bancario," ha aggiunto. "Il capitalismo anglo-sassone invece ha dato prova degli effetti negativi della mancanza di regole e il loro rispetto. Forse con le regole e i controlli italiani la grande crisi finanziaria si sarebbe evitata."
"In Italia le regole sono molto complicate, con una molteplicità di authority dedite al controllo in competizione tra loro," Francesco Micheli, presidente di Genextra. "Poi ci sono le 'sagre dei condoni' e pene che lasciano molto a desiderare. Gli stranieri arrivano in Italia e non capiscono le regole e così non arrivano gli investimenti dall'estero."
"Le lacune del sistema giudiziario sono davanti agli occhi di tutti. Siamo 156° al mondo, dietro al Gabon, per i tempi necessari a risolvere un inadempimento contrattuale e ci sono 8,5 milioni di cause pendenti," ha illustrato Mario Barbuto, presidente della Corte d'Appello di Torino. "Ma le leggi per rendere il sistema giudiziario più efficace ci sono già, ma non vengono osservate. A Torino abbiamo provato a applicarle e il limite di 3 anni per la durata di una causa viene osservato come un spada di Damocle e oggi il 95% di cause viene chiuso entro 3 anni. Nel nostro tribunale l'osservanza delle regole ha sicuramente dato vita a un circolo virtuoso delle regole."
"Non bastano le regole di base ma servono anche un senso civico e una cultura del rispetto delle regole," ha illustrato Guido Tabellini, rettore dell'Università Bocconi, nel concludere l'incontro. "Tra l'altro il rispetto delle regole è un vantaggio competitivo per un paese ed è dimostrato che nei paesi con più capitale sociale le imprese sono più fiduciose, decentrano di più e ottengono risultati migliori."
"Formando i manager del futuro, e anche giuristi e civil servants, la Bocconi deve dare un contributo non solo tramite la formazione ma diffondendo anche valori. Oltre alle iniziative già attuate la Bocconi si impegnerà ad attivare in alcuni programmi attività finalizzare a diffondere l'importanza del rispetto delle regole," ha concluso.