Noi contro di loro. Il fallimento del globalismo
Il globalismo è quella fiducia nell'interdipendenza universale e negli scambi internazionali che sembrava poter garantire percorsi di prosperità sia per i più poveri che per gli uomini di successo. Cogliere gli aspetti positivi del capitalismo, abbassare i muri, creare lavoro, costruire ed espandersi: oggi questa fiducia sta mostrando chiaramente le sue lacune e viaggia a gran velocità verso il fallimento.
Ian Bremmer, autore di Noi contro di loro. Il fallimento del globalismo (Università Bocconi Editore – UBE 2018; 224 pagg.; 13,90 euro; 10,99 epub), non ha dubbi: vedremo innalzare sempre più muri, fisici e virtuali, e il clima globale peggiorerà.
Dalla Brexit a Donald Trump a Marine Le Pen, fino ai partiti estremisti in via di affermazione in Europa e nei Paesi in via di sviluppo: il populismo domina le notizie degli ultimi tempi.
E il peggio della risposta al fallimento di globalismo e globalizzazione deve ancora arrivare. Lo dimostra l'instabilità che minaccia i grandi Paesi emergenti, dove esiste un alto rischio di disordini e conflitti.
In tutto il mondo la gente comune ha paura: paura di perdere il lavoro, dell'arrivo di ondate di stranieri, della cancellazione dell'identità nazionale e degli incomprensibili scoppi di violenza terroristica. I cittadini sono sempre più convinti che lo Stato non sia in grado di proteggerli, di fornire loro l'opportunità di migliorare la propria condizione.
Negli Stati Uniti ciò ha portato all'elezione di Donald Trump – impegnato oggi a praticare nuove politiche di protezionismo con la Cina -, in Europa infuria un'ondata di leader populisti che promettono di consolare chi soffre, di far soffrire chi ha sempre goduto dei privilegi e di mettere a ferro e fuoco i palazzi del potere.
Questi aspiranti leader offrono la visione suggestiva di una contrapposizione di fondo, "Noi contro di loro", il cittadino onesto che si batte per i propri diritti contro i soliti privilegiati e i ladri insaziabili.
Queste tempeste che si addensano su Usa ed Europa soffiano anche sul mondo in via di sviluppo, dove i governi e le istituzioni non sono affatto pronti per affrontarle. I Paesi emergenti sono particolarmente vulnerabili, poiché le loro strutture istituzionali e gli ammortizzatori sociali non sono altrettanto forti e radicati come nei Paesi più ricchi. È qui che si rischia di scavare un divario ancora più marcato tra ricchi e poveri. E sono queste le società meno preparate per affrontare i cambiamenti tecnologici.
Dove andranno allora tutti i giovani ambiziosi e pieni di energie? Le grandi masse di giovani che vediamo in molti Paesi emergenti rischiano di trasformarsi da vantaggio economico in minaccia politica, quando si vedranno bloccare la strada per uscire dalla povertà. La rabbia sarà ancora una volta la reazione più ovvia.
La battaglia tra "Noi contro di Loro" è dunque destinata a diventare globale, a crescere in ogni Paese e tra un Paese e l'altro.
Ian Bremmer sarà ospite al Forum Ambrosetti venerdì 7 settembre alle ore 8,45 per discutere di "Future Global Challenges".
Ian Bremmer è presidente e fondatore di Eurasia Group, la principale società di consulenza e ricerca sul rischio politico a livello globale. Speaker in numerose conferenze, tiene una rubrica settimanale sugli affari esteri sulla rivista Time, di cui è anche editorialista. Ha pubblicato nove libri, tra cui i bestseller The End of the Free Market ed Every Nation for Itself. Egea ha pubblicato l'edizione italiana La curva J. La bussola per capire la politica internazionale (2015).
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