Metti il Tar all'università
Mancano le toghe, il giudice non ha in mano il martelletto e alle sue spalle non campeggia "la legge è uguale per tutti". Per il resto, sembra di partecipare a una vera udienza. Di fronte al giudice, Luca Monteferrante, consigliere del Tar Lombardia, ci sono però gli studenti di diritto amministrativo della Scuola di giurisprudenza della Bocconi e quella che stanno mettendo in scena è la simulazione di un processo amministrativo. Silenzio in aula e si comincia: le cause da dibattere sono tre e tutte molto complesse. Gli studenti che le hanno preparate si calano nella parte, anzi, nelle parti in causa, ed espongono senza timori le loro argomentazioni. Si discute di una gara d'appalto che coinvolge una Asl, si tira in ballo l'interpretazione di un termine sul quale ruota una causa intentata all'Anas, ci si scontra sui termini della presentazione di una domanda. Esattamente come veri avvocati.
Insomma, sarà anche una simulazione, organizzata nel corso di diritto amministrativo progredito da Massimo Occhiena, Fabrizio Fracchia e Luigi Gili, ma il dibattimento è affrontato in maniera il più possibile conforme all'originale. Tanto che, carte alla mano, di fronte alle domande del giudice, qualcuno si "permette di dissentire con la corte". E alla fine, è proprio lo stesso Luca Monteferrante che mette il sigillo sulla riuscita della prova: "Vi siete destreggiati con grande abilità e avete dimostrato di padroneggiare istituti che richiedono spesso anni e anni di studio e di esperienza".
L'idea di ricreare in un'aula universitaria quella di un tribunale, che ricalca una prassi molto in voga nelle università americane, "è nata dalla necessità di far vivere ai ragazzi una situazione reale che li aiutasse a meglio comprendere gli elementi teorici della materia. E ci pare che l'esperimento sia riuscito: anche agli esami, poi, si coglie una preparazione migliore", spiega Occhiena. Monteferrante, che non si è risparmiato nell'incalzare le parti, benché giovanissime, come farebbe come veri professionisti, commenta: "I ragazzi hanno risposto all'iniziativa con grande impegno. Questo motiva anche noi, operatori del diritto, a promuovere e favorire la didattica proprio allo scopo di avvicinare il mondo dell'università ai tribunali. E per trasmettere il messaggio deontologico dei comportamenti e dei valori civili vissuti nella complessa dinamica processuale".
Una trentina gli studenti coinvolti nella simulazione, circa il 20% degli studenti del corso, per tre diverse cause portate di fronte al giudice. "Per la scelta delle tracce", aggiunge Occhiena, "facciamo riferimento alla realtà, a cause già dibattute o in corso di dibattimento presso il Tar della Lombardia o di altre regioni. Inoltre, dai vari fori, una rete di amici ci segnala le situazioni di maggior interesse".
Casi complessi e spesso controversi, che impegnano i ragazzi a tempo pieno nella preparazione. Roberto Longhi e Valentina Mescia sono due di questi: "Abbiamo lavorato per tre settimane, tutte le sere, per almeno due ore", raccontano. "La difficoltà principale è stata cercare le fonti normative e dover trasferire nel concreto concetti che sono molto astratti. Anche la parte di scrittura dei ricorsi è complessa: bisogna cercare di padroneggiare un lessico giuridico corretto ed efficace, che non è quello che si usa generalmente a lezione e che richiede delle competenze in più". Per non parlare del momento in cui si fronteggia la controparte, quando "bisogna padroneggiare gli argomenti e cercare di essere convincenti".
Alla fine, tutti contenti. Ma poiché la competizione può essere forte anche in un'aula universitaria, dopo le decisioni della corte sui casi di specie si scatena qualche piccola diatriba tecnica tra le parti. "D'altronde ci hanno messo grande passione", chiosa Occhiena, "quindi è normale che ognuno di loro voglia vincere".