Marco Palmieri e le sue forme costruite
Ci sono artisti che dipingono delle architetture e artisti che costruiscono delle forme.
Marco Palmieri appartiene al secondo genere. È un pittore-architetto non solo perché ha studiato alla Facoltà di Architettura di Napoli e ha lavorato con Sottsass, ma perché ama le forme solide. Costruite, appunto. Quelle che dimostrano che il mondo, a dispetto di quanto sosteneva Renan, non è fatto di nebbia.
"Palmieri toglie", dice Elena Pontiggia, "e, togliendo, aggiunge. Arriva a quella sintesi del disegno amata da de Chirico, Carrà, Sironi, Morandi (oggetti di un suo omaggio)".
Anche quando fa i conti con l'accumulo delle forme, con l'assalto delle ripetizioni, con il moltiplicarsi degli addendi, fa in modo che i suoi elementi - siano oggetti, sedie o case – si riducano ai minimi termini, a una geometria che suggerisce, se non un ordine, un bisogno di semplificazione.
Viviamo in tempi di aggiunte, di bisogni indotti, di cose superflue che scambiamo per necessarie, perdendo di vista l'essenziale. Siamo grati a Palmieri per insegnarci i segreti dell'architettura. Ma forse il segreto è uno solo, e coincide con quella regola che il massimo pedagogista americano suggeriva ai genitori, nei confronti dei figli: "Vuoi fare qualcosa di più? Fai qualcosa di meno".
Ingresso libero, lunedì-sabato: 9.00-12.00