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La rivoluzione che riporta alle radici

, di Gianmario Verona - ordinario presso il Dipartimento di management e tecnologia
Dalla visione del fondatore Ferdinando all'ultima inaugurazione a Mumbai dell'Asia Center, come si evolve l'impatto sulla societa' dell'Ateneo. L'editoriale del rettore Verona che apre il numero di maggio di viaSarfatti25

In principio fu Ferdinando Bocconi, imprenditore illuminato, che con una donazione filantropica decise di regalare alla città di Milano e all'Italia un'università che avrebbe formato quella che, con orgoglio, e senza timori di attacchi populisti, a inizio del 900 veniva identificata come la classe dirigente. A riconoscere i meriti del fondatore fu fin da subito Leopoldo Sabbatini, autore del programma formativo, primo presidente e rettore dell'ateneo, che nei suoi scritti ricorda come Ferdinando Bocconi abbia voluto impostare gli studi universitari bocconiani rispettando «l'armonia fra la scuola e la vita», e abbia intuito l'importanza del ruolo della cultura e della scienza come fondamento della crescita economica e morale della nazione.

La Bocconi di oggi sempre di più si riconosce in queste sue radici, riscopre il gusto dell'essere una consolidata startup innovativa in continua crescita ed evoluzione, di essere un'istituzione che ha impatto sulla società grazie ai suoi alumni e alla sua produzione scientifica.

E lo facciamo sempre di più rispondendo a una spinta internazionale che ci porta a inaugurare a Mumbai lo SDA Bocconi Asia Center, hub panasiatico della nostra School of management, e a rafforzare la nostra faculty con colleghi provenienti dalle migliori università del mondo. Proprio in questi giorni abbiamo, infatti, concluso l'iter che da settembre porterà in Bocconi Peter Pope, dalla London School of Economics and Political Science, e Annita Florou, dalla Queen Mary University of London, che si aggiungono ai recenti arrivi di Antony Bertelli (New York University) e Dirk Hovy (Università di Copenhagen).

E internazionali sono sempre di più i nostri alumni che indipendentemente dal loro passaporto si trovano oggi a guidare multinazionali nei campi più diversi come dimostrano i due ceo che proprio in questo numero intervistiamo: Vittorio Colao (Vodafone) e Camillo Pane (Coty), entrambi espressione di un nuovo tipo di manager che sta nascendo sulla spinta del secolo digitale e della fase di disruption che stiamo vivendo e che sta portando nelle imprese una vera e propria rivoluzione copernicana. Una rivoluzione che rimette al centro lo spirito imprenditoriale.

Quello stesso spirito che ha infiammato Ferdinando Bocconi.

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