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La via italiana alla micro impresa

, di Andrea Celauro
Che si tratti di fondarne di nuove o di rilanciarne di gia' esistenti, c'e' un modo peculiare, tutto nostrano, di fare imprenditoria. Lo racconta la storia di copertina di viaSarfatti25

C'è un modo tutto italiano di fare impresa, uno stile che distingue le nostre micro e piccole imprese, anche quando si tratta di startup. Ne discute Marina Puricelli nel pezzo che apre la storia di copertina del numero di aprile di viaSarfatti25, il mensile Bocconi disponibile da oggi a questo indirizzo. E uno stile che emerge dalle esperienze dirette di undici alumni della Bocconi, che in diversi settori tradizionali hanno fondato nuove piccole aziende o rilanciato quelle di famiglia.

La protagonista dell'intervista di questo mese è Chiara Scotti, che dai banchi dell'Università è arrivata mitico tavolo da otto metri della sala riunioni della Federal Reserve, a Washington. Scotti, che guida la sezione Financial Stability Assessment, racconta come si fa ricerca all'interno dell'istituzione americana.

Altra donna protagonista del numero è Simona Scarpaleggia, ad di Ikea Svizzera, società che di recente, e prima al mondo, ha ottenuto la massima certificazione sulla parità di genere da Edge. Scarpaleggia spiega come si arriva a questo risultato e rimarca il lavoro che ancora c'è da fare in Italia su questo fronte, come sottolinea anche l'editoriale della docente Bocconi Alessandra Casarico che accompagna l'intervista. Perché, sottolinea Casarico, l'organizzazione del lavoro nelle imprese è cruciale per creare vera parità di genere, ma di per sé non è sufficiente: anche i carichi di lavoro in famiglia vanno distribuiti meglio, visto che le italiane dedicano in media 22 ore in più del partner al lavoro non retribuito, rispetto a una media europea di 5 ore.

Nel numero di aprile si discute poi della tassazione delle multinazionali sui redditi che vengono percepiti worldwide, con un pezzo di Carlo Garbarino, e del rapporto tra popolazione e impatto ambientale, con un editoriale di Letizia Mencarini. E poi una riflessione sul mercato del mobile nei giorni del salone di Milano del settore, di Antonio Catalani, e un articolo che affronta un particolare aspetto della fuga dei cervelli, ad opera di Stefano Breschi: i ricercatori all'estero contribuiscono a trasferire conoscenze nei paesi di origine?