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India, un posto per lavorare

, di Fabio Todesco
Il console generale Sanjay Verma è intervenuto al corso di cross cultural management

Una democrazia in cui le regole sono uguali per tutti, senza vantaggi per gli operatori locali; un mercato immenso ma da attaccare una regione per volta; un'economia ancora in forte crescita (+8,6% l'ultimo anno) e che risulta comunque già la quarta al mondo secondo il calcolo a parità di potere d'acquisto.

È questo il ritratto dell'India fatto, ieri, dal console generale Sanjay K. Verma, ospite di Bettina Gehrke e Urmila Chakraborty a una lezione del corso di cross cultural management.

L'India, ha spiegato il console, può vantare un'immensa platea di laureati, soprattutto in materie ingegneristiche, e una conoscenza dell'inglese tra la popolazione che ne fanno la base ideale per le imprese occidentali. I servizi pesano per più della metà del pil (56,9%), seguiti da industria (28,5%) e agricoltura (14,6%).

"Quando portano competenze ulteriori rispetto a quelle degli indiani", ha affermato ancora Verma, "gli stranieri sono i benvenuti e non sono mai guardati con diffidenza. E nel mondo del lavoro le discriminazioni di genere non sono un problema, come dimostra anche il fatto che molte delle maggiori cariche dello stato sono ricoperte da donne".

In quanto al brain drain che ha interessato il paese nell'ultimo ventennio, con decine di migliaia di indiani qualificati che sono andati a fare fortuna all'estero (soprattutto in Gran Bretagna e Stati Uniti), il console ha sostenuto che si tratta di un fenomeno non solo in attenuazione, ma che si sta addirittura rovesciando. "Molti di loro adesso tornano in India", ha affermato.

Urmila Chakraborty, Sanjay K. Verma e Bettina Gehrke