Dari, 106 punti per una nuova vita
![]() |
Dari con la tesi sotto il braccio |
Da 13 anni attendeva che lo stato italiano riconoscesse la sua posizione di apolide, da 18 sognava di laurearsi alla Bocconi. Dari Tjupa, 31enne di origine estone ma senza patria da quasi metà della sua vita, ha potuto mettere la parola fine a una vicenda dai tratti paradossali. L'ha fatto ieri, discutendo una tesi sulle "migrazioni interne in Italia negli anni del miracolo italiano", che ha concluso il suo corso di studi in economia delle istituzioni e dei mercati finanziari alla Bocconi e che gli è valsa 106 su 110 decimi. E l'ha fatto negli ultimi giorni, avendo finalmente in tasca i documenti attesi da molto tempo. "Una settimana fa", racconta Dari, "mi sono stati rilasciati il permesso di soggiorno, quello di lavoro e il titolo di viaggio per apolidi". Dari li fa vedere, freschi di stampa: sul permesso di soggiorno, alla voce cittadinanza, campeggia una tripla x. Il documento di viaggio, l'equivalente del passaporto, reca invece il numero 12.145: poco più di dodicimila persone dalla convenzione del 1954 a oggi.
La vicenda del giovane ha avuto origine alcuni anni fa, in quella fase che ha segnato il disgregarsi dell'Unione sovietica nelle attuali repubbliche. La madre non riesce a far estendere anche a Dari la cittadinanza estone che nel frattempo aveva ottenuto, poi si trasferisce in Italia col figlio e la situazione rimane sospesa. Dari, senza passaporto di alcuno stato, si trova in un limbo. Non può lavorare e, quando la sua situazione economica diventa drammatica, finisce a passare le notti in un ricovero della Caritas.
![]() |
Il titolo di viaggio per apolidi di Dari |
Documenti e laurea in tasca, adesso Dari può aprire un altro capitolo della sua vita: "Voglio lavorare nel settore per il quale ho studiato, quello delle istituzioni e dei mercati finanziari. Da quando ho lasciato l'ex Urss a 11 anni agli albori dell'economia di mercato, da quando a Lecco, da piccolo, andavo in banca per controllare i valori dei cambi, da quando a 13 anni fantasticavo sulla Bocconi, ho sognato di occuparmi di mercati mobiliari. Mi attrae il cercare di prevederne l'andamento, mi ispira l'idea di creare valore per l'azienda". Gli interessa la speculazione, ma quella buona, quella che non alimenta le crisi finanziarie. "Penso alla speculazione di borsa, che può creare valore, al contrario di quella creditizia, che lo distrugge". Sul suo prossimo futuro Dari è ottimista, ne parla come di una conquista ineluttabile. D'altronde si è abituato a non perdere la speranza. "Quando lavorerò nel settore, sarò uno dei pochi fortunati che concilieranno lavoro e passione", conclude.