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In che mondo ci ritroveremo dopo la crisi?

, di Andrea Celauro
Quarta conversazione di Economia e società aperta, giovedì 28 maggio, alle 21 presso l’Aula magna Bocconi di Via Roentgen 1, con Angelo Panebianco e Domenico Siniscalco

Con la bufera in corso sui mercati finanziari e nell'economia reale, l'ultima parola è spesso degli economisti. Tuttavia, la crisi avrà delle conseguenze anche negli assetti geopolitici che bisognerà valutare con attenzione. Lo sottolinea Angelo Panebianco, politologo e professore di relazioni internazionali alla facoltà di Scienze politiche dell'Università di Bologna, che ne discuterà giovedì 28 maggio con Domenico Siniscalco, vice chairman e managing director di Morgan Stanley International, nel corso della quarta conversazione di Economia e società aperta. L'incontro, dal titolo "Dopo la tempesta: istruzioni per sopravvivere", sarà introdotto da Severino Salvemini, ordinario di organizzazione aziendale in Bocconi, e condotto dal giornalista Aldo Cazzullo, del Corriere della Sera. Le considerazioni finali di questa edizione 2009 del forum spetteranno invece a Ferruccio de Bortoli, direttore del Corriere, e a Guido Tabellini, rettore della Bocconi.

Dal punto di vista politico, questa crisi avrà un forte impatto nel panorama mondiale a causa dell'indebolimento dell'egemonia degli Stati Uniti. "Sarà dunque un acceleratore di tendenze e effetti che si rifletteranno sull'Europa e sul Medioriente", spiega Angelo Panebianco. La globalizzazione, con il potente moltiplicarsi degli scambi internazionali, è proceduta di pari passo con lo sviluppo della democrazia, entrambi aspetti legati a quell'egemonia liberale americana che ha garantito un certo ordine nell'assetto internazionale. "La globalizzazione ha bisogno di un'egemonia. Cosa le succederà se la potenza degli Usa verrà ridimensionata dalla crisi?", si domanda Panebianco, sottolineando quanto poco gli economisti guardino alle condizioni politiche nelle loro valutazioni sul futuro di questa recessione. "Considerando anche queste, si può arrivare alla conclusione che la globalizzazione non sia al tramonto, ma comunque si affievolirà, e, con il rafforzamento di Cina e Russia, è probabile che anche il processo di diffusione della democrazia subisca una battuta d'arresto". Alla minore capacità di dare ordine da parte degli Stati Uniti, e senza un'Europa in grado di sostituire gli Usa in questo compito, è inoltre probabile che "aumenterà il grado di competizione in Medioriente", conclude il politologo.