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Voglio un fisco imperfetto

, di Alberto Dessy - professore associato di economia e gestione delle imprese alla Bocconi
Purché le regole non cambino a ogni avvicendamento di governo

Tra gli effetti prodotti dal bipolarismo, nell'interpretazione che ne è stata data nel nostro paese, ve ne è uno che sembra particolarmente nocivo: la consuetudine che vede la maggioranza fare piazza pulita di tutto ciò che ha fatto il precedente governo, cancellandone sia le opere negative che quelle positive. Tale comportamento vale non solo nei confronti delle persone, in una logica di spoils system non sempre produttiva ma comprensibile, ma anche nei confronti di leggi e riforme.

Le conseguenze di questa consuetudine sul sistema fiscale sono destinate a incidere non solo sull'equità sociale, ma anche sui comportamenti delle imprese e degli investitori nazionali ed esteri.

Le principali caratteristiche di un sistema fiscale si riassumono in tre elementi: l'oggetto della tassazione, la base imponibile adottata e le aliquote applicate. L'oggetto della tassazione è tipicamente costituito dal reddito d'impresa e dalle rendite finanziarie conseguite dai suoi finanziatori (dividendi, capital gain e interessi attivi); la base imponibile, dalle modalità di calcolo (ad esempio, nel caso dell'Irap il reddito d'impresa è espresso al lordo degli oneri finanziari e del costo della manodopera), mentre le aliquote rappresentano il livello del prelievo praticato sulla base imponibile sopra citata.

Le scelte adottate, in riferimento ai tre elementi, influenzano le decisioni di investimento delle imprese e dei loro finanziatori. A livello aziendale, gli investimenti vengono decisi sulla base del "valore attuale netto" da essi generato: in altre parole, dei flussi di cassa prodotti dall'investimento, attualizzati a un tasso che riflette il costo dei capitali utilizzati. Come è evidente, le caratteristiche del sistema fiscale sono in grado di incidere profondamente sia sui flussi di cassa (che vanno calcolati al netto delle imposte) sia sul tasso di attualizzazione, di norma costituito dal costo medio ponderato del capitale, che risente in misura rilevante del vantaggio prodotto dalla deducibilità degli oneri finanziari, che a sua volta deriva sia dalle modalità di calcolo della base imponibile che dall'aliquota applicata.

A livello degli investitori, queste considerazioni vanno integrate con l'analisi dell'impatto del sistema di tassazione sulle rendite finanziarie da essi conseguite, vale a dire su dividendi, capital gain e interessi attivi.

Per favorire gli investimenti delle imprese e dei loro finanziatori, è opportuno che il sistema fiscale sia non solo equo e non penalizzante, ma soprattutto stabile. Le decisioni di investimento producono infatti le proprie conseguenze nel medio-lungo termine: ogni modifica apportata al sistema fiscale rischia pertanto di modificare il quadro nel quale le decisioni sono state assunte.

Le esigenze di stabilità del sistema fiscale, nel nostro paese, sono state puntualmente disattese. Basti considerare le numerose riforme apportate negli ultimi dieci anni, che hanno modificato non solo le aliquote, ma talvolta anche la base imponibile e l'oggetto della tassazione. Di fronte a uno scenario così mutevole, non c'è da meravigliarsi che le imprese e gli investitori nazionali ed esteri siano riluttanti a intraprendere nuove iniziative nel nostro paese.

In conclusione, senza addentrarsi in giudizi di merito sulle riforme attuate dai governi che si sono alternati negli ultimi anni, è da segnalare come un sistema fiscale instabile e incerto produca più danni di un sistema fiscale imperfetto. Sarebbe opportuno che le parti politiche concordassero almeno le linee guida da seguire nel medio-lungo termine, al fine di evitare inversioni totali di rotta a ogni cambio di governo.