Il segreto di Alex Cevenini
Domani alle 18.30, al Mondadori Multicenter di piazza del Duomo, Michele Cevenini presenta il libro del fratello Alessandro, morto di leucemia nel novembre 2009. Il segreto è la vita, un romanzo di formazione sui generis: a compiere un percorso di crescita, più ancora che il protagonista-narratore, è il lettore che, grazie a queste pagine, ha la possibilità di imparare qualcosa che difficilmente qualcun altro gli può insegnare.
Alessandro Cevenini ha 24 anni ed è iscritto al secondo anno di specialistica Clemit in Bocconi quando si ammala di leucemia. È il 14 aprile 2007, ed è l'inizio di una lotta durissima, durante la quale scopre che vivere non è scontato come può pensarlo un qualunque spensierato ragazzo sano e che, per questo, bisogna dare un senso a ogni singolo giorno. Alessandro non aspetta di guarire per affrontare la malattia, e anzi inizia a studiarla o, come dice lui, "profilare il mio killer", e crea un gruppo Facebook per fare informazione consapevole sulla leucemia. Beat Leukemia (beat come sconfiggere e come i beat che scandiscono la musica che gli dà la carica), presto diventa un sito web tradotto in 15 lingue, "basato sul credo che la conoscenza condivisa è condizione necessaria per la vittoria", spiega nel libro Alessandro: "questa è una lotta a cui tutti dobbiamo partecipare, perché questo è un male che nessuno di noi merita di ricevere".
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Ma Beat Leukemia non insegna solo come affrontare la malattia. Soprattutto, parla di come affrontare la vita, a prescindere che si sia sani o malati: con gioia, con entusiasmo, con coraggio e con ottimismo. Insegna che "è inutile aspettare le condizioni migliori per vivere al massimo. Le condizioni migliori sono qui e adesso". Il qui e ora di Alessandro è la camera sterile del Policlinico di Milano, che quando gli amici lo vanno a trovare "mi guardano come un pesce nell'acquario e io guardo loro come se fossero in televisione", sdrammatizza, raccontando le buffe contese tra le amiche che si rubano il citofono per mandargli i saluti. Da quella camera, Alessandro trova una risposta alla domanda "perché proprio a me?": perché lui è in grado di ribaltare la prospettiva e cogliere l'opportunità che si nasconde dietro alla minaccia. Non solo perché, come scrive, i suoi professori di economia gli hanno insegnato a "produrre qualcosa che giustifichi il prezzo pagato", ma soprattutto perché è una persona dotata di un'intelligenza e una forza d'animo eccezionali. Scopre che scrivere è una cura e, mentre la Moleskine nera, regalo della sua migliore amica Carlotta, si riempie di appunti, Beat Leukemia prende vita e Alessandro vede sempre più chiaramente la sua missione: diffondere la consapevolezza che la leucemia si può e si deve combattere.
Tutti coloro che l'hanno conosciuto hanno intuito quanto preziosa e positiva fosse la sua testimonianza. Nel settembre 2009 Carlo Salvato, direttore della specialistica in Management, l'ha invitato a presentare Beat Leukemia all'inaugurazione dei corsi, affinché insegnasse a 500 matricole a raggiungere obbiettivi validi anche in condizioni di svantaggio: "La mia lezione", scriveva Alessandro preparando le slides, "non vuole essere un noioso diario di terapie e sofferenze, ma un messaggio entusiasmante, che dica quanto è bella la vita proprio perché è possibile viverla in ogni condizione".
I progetti di Alessandro, per la verità, erano due. Il primo è Beat Leukemia, oggi Fondazione e Onlus che conta migliaia di iscritti. Il secondo progetto è il libro appena uscito per Piemme: suo fratello Michele lo presenta domani a tutti coloro che vogliano imparare qualcosa di importante.