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Consorzi: così le Pmi crescono all'estero

, di Tomaso Eridani
Sono uno dei motori dell'export. Grazie a loro le imprese esportano di più e in Paesi più distanti ma per vincere le nuove sfide del commercio mondiale servono crescita culturale e sviluppo della cooperazione

Il consorzio è uno degli strumenti più adeguati per reagire alla crisi del commercio internazionale e crescere sui mercati, ma serve un’ulteriore evoluzione culturale a livello di collaborazione. È quanto emerge da un’indagine di Federexport la cui presentazione è curata da Paolo Preti, direttore del Master Piccole e medie imprese della Sda Bocconi.

“I consorzi, infatti, sono ideali per coniugare l’accesso ai mercati esteri e il mantenimento dell’identità e del radicamento al proprio territorio che sono tratti distintivi delle Pmi italiane,” spiega Preti.

Secondo la ricerca di Federexport, realizzata in collaborazione con Confindustria, le imprese consorziate esportano mediamente di più delle Pmi che affrontano da sole i mercati esteri e raggiungono Paesi più distanti. Le esportazioni dei consorzi intervistati nel 2004, infatti, sono aumentate dell’8,8% a fronte di una variazione a livello nazionale del 6,1%. Aumenta anche l’incidenza dell’export sul fatturato totale che dal 45,3% arriva al 46,6%.

Sul fronte della diversificazione geografica, la presenza delle Pmi consorziate raggiunge in Asia Centrale il 62,5% rispetto al 37,5% delle imprese che operano da sole, in Medio Oriente il 54,7% a fronte del 45,3% e in America Centro e Sud il 54,8% contro il 45,2%.

“Grazie alle sinergie ed alla riduzione dei costi i consorzi export aiutano le Pmi a superare i loro limiti dimensionali, stimolando nel contempo lo sviluppo di adeguate strategie di marchio e di forme evolute di internazionalizzazione produttiva,” spiega Preti.

Le consorziate, inoltre, dimostrano una maggiore propensione verso nuove politiche di internazionalizzazione. Esse, infatti, riferendosi ai piani di crescita nel breve periodo, hanno dichiarato una propensione all’export rivolta verso mercati più distanti (India, Brasile e Australia) mentre quelle che vanno all’estero da sole scelgono i Paesi dell’Est e il bacino del Mediterraneo.

“I consorzi sono poi validissimi strumenti per ricercare le fonti ed i finanziamenti più idonei per sostenere le attività promozionali,” aggiunge Preti. Le aziende consorziate hanno evidenziato come la promozione (fiere, mostre, campagne pubblicitarie, ecc.) rivesta un’importanza notevole per accrescere le vendite internazionali visto che il 63% delle Pmi che puntano su di essa fanno parte del sistema consortile.

Ma per il loro sviluppo futuro serve un’ulteriore crescita di cultura della collaborazione. “Gli imprenditori devono innanzitutto evolversi ulteriormente da una mentalità individualista ad una di collaborazione,” spiega Preti. “Al livello superiore, poi, servono un maggiore coordinamento e collaborazione tra tutti i vari soggetti (ICE, SACE, regioni, ecc.) che offrono supporto ai consorzi. Nel concreto, per esempio, serve un ulteriore e maggiore sviluppo dei servizi reali e specifici che favoriscono l’internazionalizzazione – come gli incontri con imprenditori locali e come la recente visita in India guidata dal Presidente Ciampi.”

Questo approfondimento è collegato all’articolo Imprenditori e management determinati contro il nanismo italiano