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Piu' studi, piu' il tuo network non conosce confini

, di Myriam Mariani - associato presso il Dipartimento di analisi delle politiche e management pubblico
Secondo l'indagine condotta su 9.950 inventori, chi possiede il dottorato di ricerca non teme la lontananza geografica

Cosa fa sì che gli inventori possano scambiare proficuamente informazioni e conoscenze utili per sviluppare idee e invenzioni, i cosiddetti spillover di conoscenza? È opinione condivisa che l'appartenenza a una stessa istituzione e la prossimità fisica tra persone in una stessa area geografica favoriscano questo scambio.

Per ottenere informazioni sul processo che porta alla generazione di idee e al loro sviluppo per fini commerciali, un network universitario europeo del quale fa parte anche il KITeS Bocconi ha svolto un'indagine su un campione di 9.550 inventori europei nell'ambito di un progetto di ricerca sponsorizzato dalla Commissione Europea. Francia, Germania, Italia, Olanda, Spagna, Inghilterra, Ungheria e Danimarca sono i paesi di residenza degli inventori intervistati.

Ebbene, i dati raccolti dimostrano che lo scambio informale di conoscenze attraverso discussioni, meeting, e più in generale, circolazione d'idee, avviene in maniera efficace all'interno della stessa organizzazione e in particolare alla stessa business unit. L'81% degli intervistati ha tratto vantaggio dallo scambio di conoscenze con persone appartenenti alla loro istituzione, oltre, ovviamente, ai colleghi che hanno collaborato al progetto di sviluppo dell'idea innovativa. Ciò conferma l'idea che gli spillover di conoscenza siano internalizzati dall'organizzazione.Diversamente, l'idea della vicinanza geografica come meccanismo che facilita l'accesso alla conoscenza è solo parzialmente confermata: gli inventori interagiscono di più con soggetti esterni all'organizzazione quando questi sono geograficamente distanti che non con persone nella stessa area geografica (41% rispetto al 30% delle interazioni nella stessa area).Ma la cosa più interessante è che la vicinanza geografica è tanto meno necessaria per lo scambio di conoscenze quanto più gli inventori hanno titoli di studio elevati, e, in particolare, il dottorato di ricerca. Da un lato, un elevato livello di istruzione favorisce l'interazione con una comunità scientifica e un network professionale internazionale. Dall'altro lato, conferisce le capacità e le competenze necessarie per individuare, apprezzare e utilizzare conoscenze prodotte da altri, ovunque esse siano generate. Secondo i dati della survey, gli inventori con titoli di studio meno elevati (e gli inventori senza laurea sono numerosi: il 77% del campione intervistato) tendono invece a riconoscere, assorbire e utilizzare input di conoscenza prevalentemente attraverso il contatto diretto e locale, il che naturalmente limita il bacino da cui possono ricevere stimoli all'innovazione.Sono convinta che questo ruolo dell'educazione accademica come stimolo al cosmopolitismo e all'apertura individuale operi anche in altre attività economiche e professionali (per esempio manager, policy maker, ricercatori). Così, mentre la funzione che tradizionalmente studenti, famiglie, uomini di governo e molti degli stessi docenti attribuiscono alle istituzioni accademiche è quello della preparazione tecnica nelle specifiche discipline, in realtà, una ricchezza importante che il training accademico rigoroso, ben organizzato e di alto livello trasferisce agli individui è l'apertura mentale e il cosmopolitismo. E se, come io credo, il cosmopolitismo produce benefici economici, questo ruolo dell'educazione universitaria, andrebbe riconosciuto e valorizzato.