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Mamma va in Bocconi. Io anche

, di Andrea Celauro
Conciliare lavoro e figli piccoli è sempre difficile per le neomamme. Il Nido della Bocconi dà una mano, con un tocco di internazionalità
Giacchette e scarpette dei bimbi al Nido Bocconi. E in alto, le margherite con i loro compleanni

"C'è una casetta piccola laggiù, con tante finestrelle colorate..." cantava Lucio Dalla in una canzone di qualche anno fa. Una casetta simile esiste anche vicino alla Bocconi, ma non è abitata da un lupo dal quale tenersi lontani, bensì da una dinamica coppia di educatrici, Eliana Rochetti e Andrea Brimfield. Si tratta del NiBo, il nido della Bocconi, che da cinque anni aiuta docenti e dipendenti della Bocconi a mettere d'accordo il lavoro con la famiglia, gli orari dell'accademia con quelli dei propri figli.

"Il NiBo è nato nel 2006 come nido-famiglia, con sei bambini", spiega Eliana. "Oggi ne accogliamo più di quaranta". Si tratta dei figli di docenti, ricercatori e personale dell'Università e dei figli di alcuni dipendenti del Comune di Milano. Nella casetta di via Salasco, i bambini (da pochi mesi fino a tre anni) vengono stimolati con attività di tutti i tipi: "Come il laboratorio di cucina, dove giocano a preparare la pizza, la torta, o come l'orto, dove quest'anno faremo crescere diversi ortaggi", continua la Rochetti. "Il concetto è, infatti, che tutti i bambini, anche i più piccoli, possono svolgere attività". C'è poi la musica, "o meglio l'utilizzo di suoni adatti a sviluppare la psicomotricità" e qualche piccolo insegnamento della lingua inglese, elemento del quale le educatrici vanno orgogliose. L'atmosfera internazionale che si respira in Bocconi è presente anche qui e lo conferma la presenza dei bimbi di diversi ricercatori Bocconi provenienti dall'estero.

Da sinistra: Brunella Bruno con Clara, Cristina Grametti con Sofia e Aleksandra Torbica con la piccola Sonia

"Il nido è fondamentale, per chi come noi svolge un lavoro di ricerca accademica, per riuscire a gestire i ritmi professionali con quelli della famiglia", spiega Aleksandra Torbica, assistant professor al Dipartimento di analisi istituzionale e management pubblico, che accompagna ogni giorno Sonia, di quasi tre anni. Aleksandra è nata a Banjaluka, nella Bosnia e Erzegovina e trova che sia utile che i bambini comincino a confrontarsi, seppur in maniera assolutamente elementare, con un'altra lingua. D'altronde, "io a casa le parlo in serbo". "In altri paesi, i dipendenti di un'azienda o di un'università sono abituati ad avere a disposizione questo tipo di servizi", aggiunge Simona Gagino, segretaria di direzione presso il Dipartimento di scienze delle decisioni e mamma di una bimba di 2 anni. "In Italia, invece, queste possibilità non sono affatto scontate". Il vantaggio di un nido aziendale, secondo l'esperienza di Simona è anche l'aspetto di rassicurazione che dà la vicinanza, aspetto sottolineato anche da altri genitori. Brunella Bruno, ricercatrice del Dipartimento di finanza, è mamma di Clara, che frequenta il nido da quando aveva 4 mesi. "La mia necessità, in particolare, era quella di trovare una soluzione comoda per l'allattamento, soprattutto all'inizio, quando si trattava di farlo ogni tre ore. E sapere di avere mia figlia a 5 minuti di distanza è stato importante anche per placare quel senso di distacco che all'inizio del nido avvertiamo noi genitori". È d'accordo Cristina Grametti, che fa parte del servizio IT della SDA Bocconi, che confida: "Quando passo di qui in pausa pranzo tendo sempre l'orecchio per sentire se riconosco la voce di Sofia". Se dunque per i bambini è importante crescere in un ambiente sano e stimolante, per i genitori che lavorano è vitale avere a disposizione strutture di questo tipo. "I vertici dell'università hanno fortemente voluto la creazione di un nido per i propri dipendenti", racconta Eliana. E una necessità molto sentita anche da chi arriva da fuori, tanto che, conclude Eliana, "so di diversi ricercatori stranieri che si sono specificatamente informati sull'esistenza di un nido della Bocconi al momento di decidere di trasferirsi a Milano".

Eliana Rochetti (al centro), con alcune delle ragazze che accudiscono i bambini