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La sopravvivenza del piu' flessibile

, di Fabio Todesco
Una ricerca frutto della collaborazione tra la Bocconi (CROMA e KITeS) e l'Università Vita-Salute S. Raffaele (Centro di neuroscienze cognitive) esplora le neuro-fondamenta dell'apprendimento e del cambiamento organizzativo

In questi giorni, al Centro di neuroscienze cognitive del S. Raffaele, i ricercatori Bocconi Daniella Laureiro, Stefano Brusoni e Maurizio Zollo stanno lavorando con i neuroscienziati del S. Raffaele Nicola Canessa e Stefano Cappa sulle risonanze magnetiche funzionali (fMRI) del cervello di manager, inventori e imprenditori volontari, colti nell'atto di prendere decisioni.

I ricercatori cercano di validare empiricamente i risultati di Cognitive Flexibility in Decision-Making: A Neurological Model of Learning and Change, un working paper CROMA (09/014) di Daniella Laureiro-Martinez (Bocconi PhD School), Stefano Brusoni (KiTES Bocconi) e Maurizio Zollo (CROMA Bocconi).

La tesi principale di Laureiro, Brusoni e Zollo è che "per spiegare le differenze tra le imprese nella capacità di adattarsi all'ambiente, è necessario tenere conto del livello di flessibilità cognitiva dei principali decision-maker". Mentre è risaputo che l'inerzia può impedire a un'organizzazione di adattarsi al proprio ambiente, la letteratura più recente ha solo di rado cercato le fonti di tale inerzia nella capacità individuale dei manager di passare da una modalità di pensiero rivolta a miglioramenti dettati dalla crescita di efficienza lungo traiettorie date (comportamento intensivo – exploitative behavior) a un'ampia esplorazione di nuovi approcci a problemi meno strutturati (comportamento estensivo – explorative behavior).

Facendo leva su recenti sviluppi delle neuroscienze, i ricercatori Bocconi collegano i comportamenti intensivi ed estensivi individuali all'interazione tra la corteccia cingolata anteriore (ACC), la corteccia orbifrontale (OFC) e il locus coeruleus5 (LC). L'OFC è coinvolta nella valutazione delle ricompense, mentre l'ACC risponde ai segnali negativi; l'LC risponde ai segnali positivi agendo secondo una modalità di attenzione focalizzata (intensiva, detta anche modalità fasica dell'LC), ai segnali negativi agendo secondo una modalità ampia (estensiva, detta anche modalità tonica dell'LC).

Laureiro, Brusoni e Zollo vogliono testare l'ipotesi secondo cui una bassa incertezza ambientale, considerata con favore dai decision-maker avversi al rischio, viene elaborata come segnale positivo e innesca la modalità di attenzione intensiva, che conduce a risultati positivi fintanto che l'ambiente rimane stabile. D'altra parte, un'alta incertezza ambientale innesca la modalità di pensiero estensiva, che induce esiti migliori solo in situazioni instabili. In un modello dinamico con compiti ripetuti e cambiamenti nelle condizioni ambientali, la flessibilità cognitiva – la capacità di passare da una modalità di attenzione all'altra al momento giusto – sarà remunerata con migliori risultati cumulativi e potrà essere osservata perché i più abili a passare da una modalità all'altra dovrebbero impegnare più degli altri le aree neurali coinvolte nel cambiamento di modalità.

"La flessibilità cognitiva dei manager", scrivono i tre autori, "dovrebbe essere la base della capacità dell'impresa di modificare il modo in cui i problemi vengono elaborati, che è il primo passo per sviluppare uno stabile processo di adattamento delle routine operative in un modo prevedibile e sistematico... È ancora più interessante notare che l'analisi della flessibilità cognitiva potrebbe aprire nuove prospettive nella formazione manageriale e imprenditoriale attraverso lo sviluppo di strumenti e tecniche che gli studenti di management e i professionisti possano utilizzare per migliorare il controllo dell'attenzione e aumentare la propria flessibilità cognitiva".