Unita' fa rima con particolarita'
Era il 5 maggio del 1860. Dallo scoglio ligure di Quarto salpavano i Mille, per quella straordinaria avventura che avrebbe portato all'unità d'Italia. Ma probabilmente è passata inosservata ai più la data del 18 febbraio 1861, giornata in cui, per la prima volta, venne convocato il Parlamento italiano, proprio quel Parlamento torinese che il 17 marzo successivo proclamò il Regno d'Italia.
Queste ultime date, ricche di rievocazioni storiche, devono essere considerate le date principe dei festeggiamenti di quest'anno nel quale ricorre appunto il centocinquantenario della Patria. Ma in questo momento storico e politico, in cui buona parte delle attenzioni dei nostri governanti si concentra, giustamente, sulla concessione di numerosi poteri alle autonomie, ha senso festeggiare l'Unità? È un sentimento sentito, vivo?La risposta è sicuramente affermativa. Unità, infatti, fa rima con particolarità non solo grammaticalmente.L'unità probabilmente non esisterebbe, insomma, senza la valorizzazione delle differenze locali, delle tradizioni specifiche delle nostre regioni. L'espressione "federalismo solidale", più volte evocata dal nostro Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, pare voler tener conto proprio di questa verità.Parlare di federalismo non è un delitto e non è certamente in contrasto con i valori propri dell'unità nazionale: don Sturzo, già nel 1919, esaltava le autonomie locali, così come prima del 1861 lo stesso Stato della Chiesa aveva tratti istituzionali federali, attraverso le famose "legazioni pontificie". Insomma, proprio a cagione dell'evoluzione storica della nostra Penisola negli ultimi secoli, durante i quali oltre alla comune appartenza alla cultura e alla lingua italiana, era presente la consapevolezza di appartenere ai diversi Regni e Ducati pre-unitari, appare necessario e utile, anche per gli interessi unitari (tanto vivi in questi giorni di ricorrenze), il percorso che in questi mesi sta dando vita all'assetto definitivo del federalismo fiscale attraverso i vari decreti attuativi. Il nostro Stato da regionale ad autonomia avanzata si sta lentamente avvicinando a un modello più chiaramente federale, di stampo cooperativistico tra governo centrale e autonomie, sulla falsariga del gigante teutonico, vero esempio, per gli studiosi di diritto costituzionale, di modello federale storicamente riuscito.Forse tali lineamenti federalistici, a differenza di quanto accaduto per la repubblica tedesca, sono stati recepiti tardivamente dal nostro sistema ma ciò non toglie nulla alla portata epocale (quasi come l'unità) di tale avvenimento. La storia secolare della Penisola italiana molto assomiglia alla storia della nazione tedesca (entrambe assolutamente diverse rispetto a quelle degli stati marcatamente centralisti come la Francia) soprattutto per quella frammentazione politica che ci ha contraddistinto, fino alla metà dell'800, esattamente come accaduto per l'impero germanico, nonostante la consapevolezza di appartenere a un'unica Nazione linguistica e culturale. Per questo, concludendo, il modello federale cooperativistico che si sta delineando tra le varie entità locali del Paese può solo portare benefici al simbolico e positivissimo valore dell'unità della Nazione. Esattamente come accaduto decenni addietro in Germania dobbiamo imparare a comprendere che un marcato e consapevole localismo capace di tutelare le esigenze delle varie Comunità può benissimo e positivamente convivere con una forte e patriottica identità nazionale, in modo che diventi propria di ogni italiano la consapevolezza che si stanno ponendo le basi per un sistema statale più efficiente e più vicino al singolo cittadino.