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Tesoretti e buchi di bilancio

, di Eugenio Anessi Pessina e Ileana Steccolini - rispettivamente, ordinario di economina aziendale a Roma e docente dell'Area public management and policy della Sda Bocconi, direttrice dell'Area public management and policy della Sda
Per non perdere consensi, le amministrazioni tendono troppo spesso a delegare la ricerca di soluzioni a chi li seguirà

Il sindaco neoeletto che dichiara di avere trovato un buco nei conti del comune. Lo stesso copione, ma recitato dal ministro dell'economia, con riferimento ai conti dello stato. Opposizioni preoccupate per perdite 'occulte', a fronte di bilanci chiusi in avanzo. Un'amministrazione che un giorno si vanta della propria capacità di reperire entrate, ma il giorno successivo dichiara di avere le mani legate... Di fronte a queste situazioni, chi non ha competenze contabili è disorientato, convinto che i bilanci debbano essere 'oggettivi'. Ma un contabile navigato, alla domanda "qual è lo stato di salute dei conti?" di un ente pubblico, tenderà a rispondere "dipende". E in effetti, la lettura dello stato di salute di un'amministrazione pubblica dipende in modo cruciale dalla lente adottata.

La lente del bilancio pubblico (contabilità finanziaria) ha tradizionalmente focalizzato la sua attenzione sui flussi di entrata e spesa per rispondere all'esigenza, discendente dalla Costituzione, di assicurare la copertura delle spese con un flusso congruo di entrate, vincolare (autorizzare) a priori l'impiego delle risorse pubbliche ancorandolo alle priorità politiche, verificare il rispetto di tali vincoli. Il bilancio pubblico si è dunque posto come strumento essenziale per regolare i rapporti fra collettività rappresentata, organi politici rappresentativi, organi esecutivi, amministrazione. Ciò lo ha reso meno efficace nel rappresentare la situazione economica, patrimoniale e finanziaria, la finalità che ha tradizionalmente contraddistinto il sistema di contabilità del settore privato.

Il sistema contabile pubblico, inoltre, presta il fianco a interpretazioni strumentali dei risultati.

In un bilancio pubblico l'ottenimento di un mutuo è rappresentato come fonte che produce flussi di cassa positivi; una cartolarizzazione è vista come produttiva di un incremento immediato di risorse finanziarie, mentre non si dà adeguata evidenza né del costo storico delle attività cedute, né dei flussi finanziari che tali attività avrebbero potuto generare in futuro; una alienazione di partecipazioni in una public utility è interpretata come un'entrata, ma non se ne possono leggere gli impatti in termini di plusvalenza/minusvalenza e di consistenza patrimoniale. L'acquisto di uno strumento finanziario derivato può non provocare subito flussi finanziari negativi, ma può far accumulare perdite non rilevate che si manifestano dopo anni e che scoppiano fra le mani di un'amministrazione; generalmente non è evidenziato l'ammontare del debito pensionistico per trattamenti futuri già maturati.

Per migliorare la situazione economico-finanziaria di un ente pubblico gli organi politici possono imporre tributi, rafforzarne i processi di accertamento e riscossione, incrementare le tariffe per i servizi, recuperare efficienza nelle spese del personale, sospendere l'erogazione di servizi non prioritari. Tuttavia, non sempre tali scelte sono semplici o popolari: possono dunque sorgere incentivi a cercare fra le pieghe del bilancio modalità che permettano di non perdere consenso, magari rinviando a future amministrazioni la soluzione. Indebitamento, alienazioni patrimoniali, acquisto di strumenti finanziari, rinvio di spese di manutenzione e riparazione, cartolarizzazioni possono nascondere alcune di queste strategie. E farne cadere le conseguenze non solo sulle spalle delle amministrazioni successive, ma soprattutto su quelle degli (ignari) contribuenti.