Natale magro, ma l’alimentare si salva ancora
"Si preannuncia un Natale magro sul fronte dei consumi da parte degli italiani". È quanto Codacons ha dichiarato a seguito di una prima indagine svolta nell'ottobre 2008 su 1.500 famiglie. L'indagine evidenzia la tendenza a ridurre gli acquisti nel periodo natalizio: si prevede una riduzione dei consumi tra alimentari (-5%), addobbi per la casa (-25%), regali vari (-20%) e giocattoli (-10%). È interessante notare come le due voci di spesa che meno delle altre risentirebbero il peso di un anno, e di un fine d'anno, economicamente difficile, sono proprio quelle che rendono il Natale una festa affatto speciale. Per le altre categorie, invece, si prospetta un Natale sinonimo di utilità negli acquisti, in cui il regalo diviene regalino o pensierino.
È interessante notare che il cibo, nonostante l'alimentare non sia già da tempo il core del sistema di consumo della famiglia italiana (in trent'anni, dal 1973 al 2003, è passato dal 38 al 20%), è attraverso il suo significato simbolico che diviene un importante fattore di difesa dal mondo avverso esterno, con il suo radicamento culturale nella tradizione, nonché la possibilità di affermazione e di fusione dell'individuo nei gruppi sociali e di appartenenza. Possiamo quindi affermare che a maggior ragione, anche per il 2008, sarà valido il famoso adagio "Natale con i tuoi..." confermato nel precedente settennio: circa 95 persone su 100, tra il 2000 e il 2007, hanno passato le feste in casa propria con famiglia o amici, piuttosto che stare al lavoro o andare in vacanza all'estero.
Di fatto, quindi, non si rinuncia alla tradizione di trascorrere le festività natalizie in famiglia legando il cibo ai rituali di consumo, in cui i cibi tradizionali si accompagnano a occasioni tradizionali di consumo e a rituali tradizionali di consumo. Ciascuna regione mostra usi e consumi molto differenti tra loro: in qualcuna prevale il cenone, in altre il pranzo natalizio; in alcune il menu a base di pesce (cena di magro) su quello a base di minestre o bollito; altrove la pasta ripiena lascia il posto alle fritture.
I rituali del cenone o del pranzo natalizio, combinando al loro interno tempi, spazi, oggetti e azioni, divengono snodi essenziali che rendono unico il rituale perché caratteristico della cultura e della regione, del gruppo con cui si trascorre la festività, del tempo che a seconda della latitudine o della longitudine fa prevalere la cena versus il pranzo o viceversa e del desco familiare (o amicale) in cui ci si incontra o re-incontra abitualmente.
Attraverso il cibo e gli alimenti della cena o del pranzo (orecchiette, capitone, bigoli, zuppe etc.) le modalità di preparazione e le occasioni rituali di consumo (a pranzo o a cena) ogni cultura, regione, famiglia esprime la sua storia, la sua identità e la sua unicità. La complessità dei rituali, con le specifiche regole di combinazione degli alimenti, dei sapori, della preparazione e delle sequenze (dal salato al dolce, dal caldo al freddo, dal solido al liquido e così via) rappresentano il complesso linguaggio attraverso il quale ogni gruppo, ogni cultura esprime la propria individualità e unicità.
Ciò vuol dire riscontrare nei consumi natalizi un modo per affrontare e affermare, attraverso i rituali di consumo alimentare, la propria identità di italiani e di lombardi, pugliesi, trentini e così via, cercando quel radicamento culturale di una tradizione ricca di significati profondi quale la nostra.