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Europa e Usa, l'alleanza conviene ancora

, di Fabio Todesco
Il loro rapporto vale 2.500 miliardi di dollari l'anno e dà lavoro a 14 milioni di persone, secondo un libro di Enrico Sassoon e Carlo Secchi. La divergenza tra le due sponde dell'Atlantico è più percepita che reale

Enrico Sassoon, Carlo Secchi
Alleanze alla prova. Europa vs Usa
Università Bocconi editore, Milano, 2006
268 pagine, 14 euro

La disgregazione del blocco sovietico, gli attacchi terroristici dell'11 settembre e l'introduzione dell'euro costituiscono i tre momenti simbolo del progressivo allontanamento dell'Europa dagli Stati Uniti, che sembra caratterizzare gli ultimi 15 anni. Con la caduta del Muro di Berlino è venuto meno il collante strategico della contrapposizione tra blocchi e la reazione divergente agli attacchi di Al-Qaeda sul suolo americano ha approfondito il solco della diffidenza reciproca; l'euro, infine, si caratterizza come una credibile alternativa al dollaro, di cui gli americani avrebbero volentieri fatto a meno.

Eppure, sostengono Enrico Sassoon e Carlo Secchi in Alleanze alla prova. Europa vs Usa (Università Bocconi editore, Milano, 2006, 268 pagine, 14 euro), "la realtà di oggi è quella di due aree che continuano a costituire un insieme di fortissima integrazione, rispetto alla quale i pur inquietanti e crescenti elementi di divisione rappresentano solo un aspetto". Il nuovo contesto internazionale, secondo l'analisi dei due autori e degli altri nove studiosi che hanno contribuito all'opera, ha solo reso più evidenti alcuni fattori di confronto sempre esistiti e tali da non pregiudicare la relazione transatlantica.

A far pensare che l'abbraccio tra America ed Europa non sia destinato a sciogliersi sono robuste considerazioni di carattere economico. L'Unione europea a 25 e gli Stati Uniti producono, oggi, il 40% del pil mondiale e condividono il livello di ricchezza e lo stile di vita. Il commercio bilaterale, sommato alle vendite delle multinazionali ai due lati dell'Atlantico, vale 2.500 miliardi di dollari l'anno e dà lavoro a 14 milioni di persone.

I dieci contributi del volume coprono l'intero spettro delle relazioni economiche tra Stati Uniti e Unione Europea, partendo dalla spinosa questione del doppio deficit americano della bilancia dei pagamenti e del bilancio federale, per arrivare agli accordi, e disaccordi, commerciali, passando per le politiche di concorrenza e per le regole di corporate governance. Il capitolo a firma Carlo Secchi si sofferma sui sistemi educativi e sulle loro conseguenze in termini di arricchimento del capitale umano.

In tutti i casi la conclusione è che non solo l'Europa e l'America, ma il pianeta intero avrebbero tutto da guadagnare dalla collaborazione tra le due maggiori realtà economiche del mondo.

Ne è un tipico esempio il ragionamento sul crescente disavanzo commerciale americano, che innesca squilibri macroeconomici tali da minacciare la stabilità economica a livello mondiale. La soluzione dello squilibrio, scrive Franco Bruni, è concettualmente chiara ("occorre accettare e gestire una consistente svalutazione reale del dollaro congiunta a un aumento del risparmio familiare Usa, a una notevole stretta fiscale, a un trasferimento di risorse e capacità produttive statunitensi nel settore dei beni e dei servizi commerciabili internazionalmente"), ma operativamente difficile e, anzi, impossibile senza una stretta cooperazione economica e monetaria. Una rivalutazione dell'euro significherebbe, infatti, perdita di competitività per le industrie europee esposte alla concorrenza estera e un crescente deficit della bilancia dei pagamenti. Dovrebbe, perciò, essere accompagnata da un'esplicita approvazione della Bce e da politiche strutturali capaci di accrescere la capacità produttiva e soprattutto la produttività dei settori in concorrenza. Né facile né indolore, dunque, ma qualsiasi altra via d'uscita è ancora più ricca d'insidie.

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