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In cammino con le dinastie imprenditoriali che sanno la storia

, di Daniela Montemerlo - SDA professor di strategia e imprenditorialita'
Imprese familiari. Conosciute o nascoste al grande pubblico, sono numerose quelle che hanno superato la terza generazione

Sono numerose le imprese familiari che hanno raggiunto e superato i 150 anni o, comunque, un'età centenaria. Alcune compaiono nelle associazioni e nelle graduatorie internazionali, altre sono nascoste al grande pubblico, ma in genere ben note nei loro ambiti competitivi e territoriali. Impossibile menzionarle tutte, e quindi intenzionalmente non farò nomi, ma parlerò di "dinastie imprenditoriali" con riferimento alle famiglie proprietarie di aziende di successo alla guida delle quali vi sia almeno la terza generazione. Alcuni studi di family business hanno tentato di stabilire un parallelo tra imprese familiari longeve e sistemi politici (in verità più spesso monarchici che repubblicani). In questo caso tenterò invece di trarre, dall'esperienza delle tante dinastie che ho conosciuto sinora, alcune lezioni significative per cittadini come noi che hanno festeggiato un anniversario importante come i 150 anni dell'Unità d'Italia.

Anzitutto, le dinastie imprenditoriali sanno leggere la storia. Che significa, in particolare, ricostruire il profilo degli avi/fondatori senza mitizzarli e senza sminuirli, guardando sia ai loro punti forti che ai loro punti deboli: cosa, questa, fondamentale per crescere dandosi traguardi alti, ma senza perdere la consapevolezza della propria unicità e delle proprie potenzialità di esseri umani. Significa, altresì, ricercare e scoprire l'essenza originale e innovativa della visione e delle strategie dei predecessori, ossia le ragioni profonde per cui un certo sistema di prodotto ha colto certi bisogni grazie alle competenze e alla coesione di soci, lavoratori e altre persone, e prima ancora grazie a determinati valori di fondo: il che è essenziale per raggiungere i traguardi alti e mantenerli nel tempo. Poi le dinastie imprenditoriali sanno proteggere la storia, conservando il ricordo e le tracce anche tangibili delle vicende degli avi. Raccolgono appunti, diari, foto, articoli d'epoca, prototipi, prodotti; talvolta creano musei e scrivono libri con la partecipazione di familiari e collaboratori. Ancora, esse ci insegnano a celebrare la storia, e al tempo stesso a tenerla viva e trasmetterla, con eventi e azioni ad hoc e con l'esempio. Riescono così a donare concretezza, fascino e carica motivazionale a ciò che altrimenti può sembrare lontano, soprattutto ai giovani e in un contesto come quello attuale, in cui la memoria delle radici è spesso offuscata da tanti stimoli anche non positivi. Infine, e altrettanto importante, le dinastie sanno impegnarsi a costruire sulla storia passata la loro storia presente e futura, combinando le esperienze, le energie, la saggezza, le competenze, i sogni delle varie generazioni che, almeno due alla volta, talvolta anche tre, interagiscono in un'impresa familiare. Lavorando insieme in quella che gli psicologi chiamano la prospettiva generativa, le famiglie aggiornano i valori e i principi dei predecessori ai tempi, li integrano e ne fanno la base per proseguire, con nella consapevolezza di aver ricevuto un privilegio da non conservare per sé ma da far crescere per chi – familiari e non - verrà dopo. Credo che il 17 marzo moltissimi, forse tutti, abbiano recuperato la memoria di qualche familiare che ha contribuito alla storia del nostro Paese. Le dinastie imprenditoriali hanno in questo una consuetudine speciale, e un patrimonio altrettanto speciale, l'azienda, che certamente richiede impegno e sacrifici ma di certo aiuta a sentirsi parte di una comunità più ampia e a lavorare per farla crescere, impegnandosi ancora di più nei momenti difficili.