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Asimmetria informativa

Sono d'accordo che dovrebbe esser l'impresa e la propria cultura il baricentro di promozione della nuova vision, con etica ed economia non più antinomiche. Il paradosso dell'inattuabilità dello scopo sociale con quello del profitto vorrebbe che il driver sia del mercato, ma questo presuppone dirimere quella asimmetria informativa con cui la domanda sanzionerebbe l'asset reputazionale, a ben vedere l'unico vero vantaggio con cui capitalizzare una strategia di csr. Il problema sarebbe meglio superato se nell'ambito delle iniziative responsabili ci fosse una forte censura critica, ovvero venissero punite quelle il cui unico fine è di branding. Le imprese che investono in scr sembrano disinteressarsi ad una sorta di comunicazione istituzionale comparativa, quasi nella tipologia pubblicitaria, verso le bad practices. Oltre che confusione, si alimenta una sorta di tacita collusione nel campo di tali delicate attività. Se la mia impresa praticasse una gestione oculata nel modello stakeholder theory, dovrebbe anche inserire nella propria rendicontazione sociale, una sorta di watch dog sulle pratiche adottate nel campo. Forse è eccessivo e qualcuno potrebbe dire che il consumatore è sovrano. Sì, ma anche l'impresa che decide un certo livello dovrebbe assumere nella propria finalità, ciò che la lede nella propria proposta di valore, e succesivamente, ciò che lede la buona fede dei consumatori. Non dovrebbe esser utopia, ma solo buona competizione.