Nicola Pecchiari, professore e jazzista
Quando ci parli, te lo immagini, Nicola Pecchiari nella sua casa, le luci spente, l'atmosfera soffusa e le note di un vecchio disco in vinile di qualche grande del jazz. Benny Goodman, per esempio, il suo preferito, il re della Swing Era che per primo, nel 1938, varcò le porte della mitica Carnegie Hall di New York, fino allora tempio esclusivo della musica classica. Anche sul lavoro Pecchiari cerca di ricreare un po' di quell'atmosfera, aiutandosi con poster nuovi e di qualche tempo fa.
![]() |
Le locandine alle pareti dell'ufficio in piazza Sraffa 11, nell'Istituto di Amministrazione, Finanza e Controllo dell'Università Bocconi, infatti, portano date diverse, ma il soggetto è lo stesso: un concerto di musica jazz. Nel 1987, la data del poster più vecchio, Nicola Pecchiari era uno studente prossimo alla laurea che voleva fare il commercialista e aveva la passione del jazz, adesso, 20 anni dopo, da docente di metodologie e determinazioni quantitative d'azienda, è vicepresidente dell'Associazione Musica in Bocconi e, soprattutto, sax tenore della Bocconi Jazz Business Unit, che ha da poco inciso il primo disco, Jazz & Movies. Se gli chiedi di parlare di sé, Nicola 'salta' di netto la parte seriosa, quella di docente e autore di manuali sull'Internal auditing e la Revisione contabile. Pochi cenni biografici e subito il discorso vira sul jazz.
"Quando decisi di studiare economia per non ricalcare le orme di mio fratello che frequentava ingegneria", racconta Pecchiari, "la Bocconi era molto 'inquadrata', dava di sé un'immagine quasi austera, con il test di ingresso appena introdotto e la forte selezione". In realtà il fuoco covava sotto la cenere, la scintilla che diede il via a un grande fervore culturale scoccò quando il direttore dell'Isu, Salvatore Grillo, promosse la Prima Rassegna Giovani Musicisti, Poeti, Scultori e Fotografi Bocconiani.
Pecchiari vi partecipò con entusiasmo: "Il jazz era una amore che coltivavo fin da ragazzo", dice, "da quando ascoltavo i dischi di mio padre, soprattutto quelli di Benny Goodman. Poi, un Natale trovai sotto l'albero un clarinetto e fu davvero una grande gioia.
L'iniziativa della Bocconi fu l'occasione per fondare, insieme a Franco Bagnoli e ad altre matricole, il quintetto University Jazz Machine, ricordo ancora le selezioni ad opera dello stesso Grillo e del professor Iudica. Per noi il jazz era, ed è tuttora, una valvola di sfogo ma anche una passione da coltivare con serietà e impegno. Partecipammo, come unico gruppo jazz insieme a band di diversi generi musicali, a una serata in Bocconi al termine della quale ci assegnarono il primo premio, poi incominciammo a tenere concerti con una certa regolarità, l'aula magna sempre piena, i ragazzi seduti per terra".
Nicola Pecchiari continua a suonare anche dopo la laurea e le prime esperienze di lavoro sia in Bocconi che all'esterno, "per un po' ho fatto il dirigente d'azienda", dice, "ma poi sono tornato in Università. Suoniano spinti dalla passione, non ho mai pensato di fare del jazz una professione". Ma questo non gli ha impedito di registrare il cd Jazz & Movies. L'idea era quella di trovare un mezzo per comunicare la nostra Associazione", dice, "il punto di partenza l'amore per il jazz, il cinema e i telefilm anni 60-70 che accomuna i componenti della band. I brani sono le colonne sonore di alcuni di questi film arrangiate in ore e ore di prove, di giorno e spesso anche di notte".
Il disco, registrato nell'aula P02 della Bocconi, "perfetta per acustica", spiega Pecchiari, si avvale della collaborazione di professionisti come Franco Cerri, Franco Ambrosetti e Carlo Bagnoli, ed è stato prodotto da un'etichetta indipendente specializzata in jazz, la Soul Note, perché "produrlo da noi ne avrebbe limitato la diffusione", dice ancora il docente della Bocconi. "Chi l'ha già ascoltato, e parlo anche di critici e professionisti del settore, ci ha riempiti di complimenti, hanno detto che è un disco suonato con il cuore", aggiunge, toccandosi la parte sinistra del petto per rinforzare il concetto.
Se però chiediamo a Pecchiari che cos'è per lui il jazz, rispunta l'animo del manager: "E' la magia del conflitto tra la creatività dell'improvvisazione e le regole che tengono insieme la band", risponde. Con una postilla: "In realtà anche gli storici del jazz farebbero fatica a dare una definizione migliore".