Una vita da regista
Parcheggiata la moto sportiva all'interno del cortile seicentesco di Palazzo Litta, una delle più belle dimore nobiliari in pieno centro di Milano, Claudio Autelli, professione regista teatrale, è pronto per l'intervista. Dopo anni di fatica sui banchi dell'università e negli spazi dell'Accademia, è arrivato il suo momento, e lui lo vive con serenità e molte aspettative.
"In Bocconi mi consideravano un po' il teatrante con il pallino dell'economia, alla Scuola d'arte drammatica Paolo Grassi, invece, era il contrario", dice, "si è trattato di due ambienti di eccellenza che ho avuto la fortuna e il merito di frequentare". Claudio Autelli 30 anni, milanese, laureato in Bocconi nel 2002 con tesi su "Fusioni teatrali, criticità di un progetto di integrazione", è oggi un promettente regista con un solido curriculum alle spalle e un brillante futuro. Anche se, è lui a dirlo, "questo è un mestiere aleatorio, all'inizio è tutto molto bello, poi subentra la competizione, gli spazi per affermarsi sono ristretti e le amicizie vanno selezionate. Adesso, però, incomincio a poter vivere dignitosamente di questo lavoro, ed è una bella soddisfazione".
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Claudio Autelli |
In realtà alcuni dati sono incoraggianti: secondo Federculture, infatti, nel 2006 gli spettatori che hanno frequentato i teatri sono stati ben 13,5 milioni, superando gli habitué di stadi e palazzetti dello sport, fermi a 12,7 milioni. Claudio è un po' scettico su queste cifre, "le trovo sorprendenti", confessa, "ma comunque di buon auspicio". Claudio Autelli si trova infatti davanti ad una grande opportunità professionale, quella che può segnare la svolta nella carriera di un giovane regista: "Sono stato infatti selezionato nell'ambito del progetto Work in progress, realizzato dal Teatro Litta con il sostegno della Regione Lombardia, che prevede la realizzazione di uno spettacolo all'anno, per tre anni, oltre a numerose collaborazioni con la direzione artistica. Lo spettacolo che ho portato in scena quest'anno", spiega, "è l'Antigone di Jean Anouilh, con ottimi risultati di critica e pubblico. Sto già lavorando al prossimo".
La passione per il teatro risale ai tempi del liceo ed è proseguita, anzi si è arricchita, con il passare degli anni, alternandosi, e talora sovrapponendosi, con quella per gli studi universitari: "Ho scelto la Bocconi e il Des in particolare", ricorda Claudio, "perché si trattava di un corso variegato, che mi permetteva di approfondire il mio interesse per le discipline storico sociali. E' qui che ho maturato una certa 'forma mentis' incentrata sulla ricerca, sulla soluzione dei problemi, che ho poi trasferito nella carriera artistica".
Carriera che ha avuto un primo, significativo, impulso con la partecipazione a un Corso professionale per attori finanziato dal Fondo sociale europeo, frequentato durante gli anni dell'università in contemporanea con le prime esperienze da attore, poi, finiti gli studi, "nonostante le resistenze dei professori e soprattutto della mia famiglia, che temeva le poche certezze di questo lavoro, sono entrato in Accademia, alla Paolo Grassi, dove mi sono diplomato in regia teatrale nel 2005".
Claudio Autelli, adesso, fa un primo bilancio ed è soddisfatto: "Se mi guardo indietro non cambierei nulla, mi sono laureato per me stesso e poi ho scelto il mestiere che sognavo da ragazzo. E' stata una scelta forte, in fondo la laurea in Bocconi mi dava maggiori certezze, ma anche l'aleatorietà di cui parlavo prima fa parte della carriera artistica, quello che conta è avere passione e perseveranza, credere con tutte le forze nel proprio lavoro".
"Il teatro è il barometro che segna la grandezza o la decadenza di un paese", diceva Federico Garcia Lorca: se i dati di Federculture si confermeranno, la strada di Claudio Autelli sarà tutta in discesa.