Contatti

Marina Puricelli, un’idea d’impresa per Venezia

, di Fabio Todesco
La docente, specialista di imprese familiari e successione, è stata consulente di “Io sono l’amore”, presentato alla sezione Orizzonti del Festival nei giorni scorsi

Se pensiamo a Tilda Swinton non la immaginiamo assorta in una conversazione sul family business. Eppure di questo parlava a primavera del 2008 nell'hotel di corso Como a Milano, in cui si svolgeva il casting di Io sono l'amore, il film di Luca Guadagnino presentato negli scorsi giorni alla sezione Orizzonti del Festival di Venezia. Complice la presenza di Marina Puricelli, specialista di imprese familiari alla Bocconi e alla Sda, in veste di consulente del film.

"Il contatto con il regista risale al 2007", spiega la docente. Il film ruota intorno alle tre generazioni di una famiglia di imprenditori lombardi, i Recchi, alle prese, tra le altre cose, con la successione. "Il regista mi ha fatto avere la sceneggiatura ed è venuto a trovarmi in Università per discuterne alcuni aspetti. Sia chiaro: il film è una storia di passioni, di amore, di sentimenti e sulla trama non sono stata coinvolta. Guadagnino mi ha chiesto, invece, di rendere realistici gli aspetti che riguardano l'impresa, il business, la successione. All'inizio abbiamo faticato un po' a sintonizzare due esperienze diverse come le nostre, ma poi è scattato qualcosa con l'idea della contrapposizione tra la concezione d'impresa del nonno, Edoardo senior, spalleggiato dal nipote Edoardo junior, e del padre, Tancredi, in accordo con l'altro nipote, Gianluca".

Edoardo senior, imprenditore di prima generazione, ha una visione manifatturiera, basata sul fare e la specializzazione, con un forte radicamento territoriale e legami profondi, anche un po' paternalistici, con i dipendenti. Tancredi pensa, invece, a un'impresa finanziarizzata, da quotare in borsa, con una visione speculativa e di breve periodo che prevede la delocalizzazione spinta, la diversificazione nel settore immobiliare dell'Est Europa, l'indifferenza nei riguardi dei dipendenti.

"Quando ne abbiamo discusso la crisi non era ancora scoppiata", chiarisce Puricelli, "ma l'idea era comunque quella di far capire che il secondo modello non porta da nessuna parte. E infatti i migliori eredi con i quali ho avuto a che fare negli ultimi 17 anni per il corso Di padre in figlio della Sda stanno tornando alla concezione della prima generazione. La crisi non ha fatto che confermare questa diagnosi".

Rispetto al testo che le era stato presentato, Puricelli ha suggerito di modificare l'età di uno dei protagonisti (in origine si ipotizzava un amministratore delegato poco più che ventenne) e, soprattutto, il linguaggio. "Il copione usava il linguaggio un po' stereotipato della public company americana, che è diverso da quello usato ogni giorno dagli imprenditori italiani, che si alzano la mattina e vanno 'in ditta' o 'in fabbrica', non 'alla società' o 'alla compagnia' e non parlano di 'holding', per esempio. Si immaginavano anche delle limousine in giro per Milano, ma le abbiamo sostituite con più realistiche station wagon di grossa cilindrata". La docente ha aiutato, inoltre, a individuare ambientazioni coerenti. "Loro avevano già scelto Villa Necchi Campiglio a Milano, che è perfetta, ma poi mi chiedevano dove potessero andare al ristorante, in città, i loro personaggi, o dove i più giovani potessero fare attività sportiva o comprare i vestiti. Gli attori, per calarsi nella parte, hanno visitato tutti questi luoghi. Ho suggerito di scegliere, per la fabbrica, un bellissimo opificio di Varano Borghi, in provincia di Varese, e di girare anche a Mandello Lario, uno dei luoghi in cui molte famiglie della borghesia milanese hanno ancora residenze di villeggiatura. Con Pippo Delbono, che interpreta Tancredi, abbiamo discusso anche di linguaggio del corpo".

Oltre che al casting di corso Como, Puricelli è stata invitata anche a una giornata di riprese a Villa Necchi ("un'atmosfera bellissima", commenta) e poi, per un anno, ha avuto solo notizie sporadiche del film. "Non l'ho ancora visto", dice, "la prima a Milano sarà agli inizi di ottobre. Sono davvero curiosa di vedere come è stato reso l'aspetto imprenditoriale. Le recensioni di Venezia, da questo punto di vista, parlano di coerenza nello stile, e questo mi fa piacere. Nell'incontro tra i nostri due mondi io mi sono ricreduta rispetto ad alcuni stereotipi sul cinema e spero che loro abbiano fatto lo stesso con l'economia e l'Università".