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Marco, a braccetto con la psicologia per capire come si sceglie

, di Andrea Celauro
Bocconiano e ricercatore al Max Planck Institute di Berlino, Marco Monti studia i processi decisionali e di comunicazione tra banca e cliente e tra medico e paziente. E con l’iphone aiuta i diabetici

Da un lato c'è un medico che spiega una patologia complessa e la cura da seguire per sconfiggerla, dall'altro un paziente che, comprendendo la metà del discorso del medico, è in soggezione e finisce per doversi fidare ciecamente del parere del professionista senza nemmeno riescire a comunicare tutto ciò che vorrebbe sulla propria condizione. Una asimmetria nella conoscenza e un'opacità nella comunicazione che Marco Monti, 37enne laureato e Phd alla Bocconi, cerca di rendere più trasparente attraverso il suo lavoro di ricercatore presso il Dipartimento di sviluppo umano del Max Planck Institute a Berlino.

Marco Monti insieme al direttore del Dipartimento di sviluppo umano del Max Planck, Gerd Gigerenzer

"Mi occupo di scienze cognitive applicate alla teoria delle decisioni in contesti reali", spiega Marco parlando del progetto che sta seguendo al Max Planck, 'Le parole che curano'. "Il nostro obbiettivo è capire, nel rapporto tra medico e paziente, quanto quest'ultimo partecipi o quanto invece, deleghi alla decisione dell'esperto. Cerchiamo quindi di cogliere come si sviluppano i processi decisionali nel paziente, e come quest'ultimo possa essere invogliato alla cura". Un progetto, questo, che segue la 'Banca cognitiva', altro lavoro che appassiona Marco ed è inerente alla finanza comportamentale. Con la Banca cognitiva Marco vince la prima edizione di "Incipit", un concorso promosso dalla Cassa Rurale Giudicarie Valsabbia Paganella e da Formazione e Lavoro: il principio è lo stesso delle Parole che curano: approfondire le dinamiche decisionali all'interno del rapporto consulente finanziario-cliente. "Anche in questo contesto, si tratta di capire come ridurre le distanze e di conseguenza l'asimmetria informativa tra consulenti e clienti, in una interazione che solitamente si realizza in tempi estremamente limitati e dove anche la comunicazione riverbera della complessità dei termini finanziari, troppo astratti e lontani dalle esperienze dei più. Una asimmetria che può portare il cliente a non esprimere i propri dubbi circa le valutazioni dell'esperto e a maturare decisioni finanziarie poco vantaggiose".

Diverse, dunque, le analogie tra il rapporto medico-paziente e quello consulente-cliente. "Sono entrambi contesti complessi caratterizzati da incertezza", sottolinea Monti. "Il medico, o il consulente, credono che i termini che utilizzano evochino una rappresentazione univoca, ma le persone invece sviluppano a volte anche rappresentazioni estremamente eterogenee. In entrambi i contesti, gli esperti (il medico e il consulente) dovrebbero prestare molta più attenzione al processo di comunicazione e di costruzione di quella che gli economisti chiamano common knowledge".

Nel suo lavoro di ricerca Marco cerca anche di "individuare modalità e tecnologie che permettano al paziente-cliente di 'disambiguare' il significato dei termini, di rendere meno opache le comunicazioni" anche perché, in ambito medico, "ci si rende conto che molte delle informazioni importanti restano confinate nella mente dei pazienti a svantaggio di un loro uso condiviso e improntato a migliorare l'efficacia del percorso terapeutico. A volte, i pazienti non riescono a comunicare pienamente e i medici non si sforzano di comprendere". La ricerca evidenzia come i processi decisionali e quindi le scelte del paziente, o del cliente, possono risultare molto diverse a seconda di come l'informazione viene proposta.

Dopo la laurea in economia politica e un master e un PhD in economics, Marco ha sviluppato un percorso professionale di ricerca che lo ha portato dunque ad allontarsi dall'economia 'pura' e avvicinarsi alla psicologia cognitiva. "Tanto che mi sono trovato solo: gli economisti mi consideravano uno psicologo, gli psicologi un economista". "Il fatto è", spiega il ricercatore, "che l'essere umano non agisce come vorrebbero alcuni economisti, ossia individuando sempre la scelta ottimale. Si tratta dunque di studiare gli individui nella loro interazione dinamica con il contesto e cogliere le strategie decisonali che sviluppano. Strategie cosiddette euristiche, perché nascono e si evolvono all'interno di quel rapporto adattivo tra il decisiore e l'ambiente che lo circonda".

Marco é stato recentemente invitato a presentare il suo lavoro di ricerca al Mit di Boston, dove ha iniziato una collaborazione per sviluppare interfacce tecnologiche che possano aiutare le persone a capire dove sono più deboli e a farle, in un certo senso, scegliere meglio. "Un esempio? Stiamo sviluppando un'applicazione per iPhone che aiuti i giovani diabetici a prendersi maggiormente cura di sé segnalando in modo proattivo eventuali comportamenti alimentari scorretti. Attraverso il localizzatore gps, lo smartphone segnala quante volte in un mese, per esempio, si è entrati in una gelateria, aiutando il giovane paziente a diventare più consapevole delle proprie azioni e a leggerne in prospettiva gli effetti futuri".