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Donne in carriera

, di Davide Ripamonti
Mba in Sda Bocconi e carriera internazionale per Annalisa Gigante, vicepresidente dell’European professional womens’s network e autrice del volume Women’s on board

Strano destino quello di Annalisa Gigante. Proprio lei, donna manager con una carriera fortemente internazionale, è diventata una delle paladine per la promozione delle donne ai vertici delle aziende. Vicepresidente dello European Professional Women's Network, ha scritto il volume Women's on board-Moving Mountains. Quarantadue anni, dal prossimo settembre responsabile mondiale marketing e sviluppo di Adecco, a leggere il volume quella di Annalisa Gigante sembra la classica eccezione che conferma la regola.

Italiana di nascita, scuola superiore a Bruxelles, laurea a Cambridge, Mba alla Sda Bocconi ("che cambiamento per me abituarmi a un metodo di studio diverso da quello anglosassone, molto più basato sulle lezioni in aula che sul lavoro individuale", dice), poi una carriera in giro per l'Europa e per il mondo, dalla Monsanto alla Comunità Europea, nella divisione agricoltura per lavorare su un progetto relativo alle colture bio, quindi a Milano, alla Bain Cuneo, dove si occupa delle strategie di internazionalizzazione dei clienti italiani. Poi, il ritorno a Bruxelles, "per lavorare in una joint venture tra Monsanto e Exxon, della quale divento marketing manager responsabile Europa e Asia, consumer markets. Qui resto fino al 1998, quando torno alla casa madre, la Monsanto, per occuparmi della strategia per Europa, Medio Oriente e Africa. E' proprio in questo periodo che inizio a iscrivermi ai network tra donne professioniste, per condividere aspettative ed esperienze. A lavorare nel settore della chimica eravamo davvero in poche". Nel 2000 Annalisa Gigante approda in Manpower come direttore strategia e sviluppo a livello mondiale, un incarico che la vede viaggiare tra Milwaukee, Parigi e Bruxelles, "città delle quali conosco soprattutto gli aeroporti", scherza, ricordando i ritmi frenetici di quegli anni. "Nel 2004 decido di prendermi due anni sabbatici, con la nascita di mia figlia e mi tengo in contatto dando conferenze e contribuendo all'espansione del European Professional Women's Network". Nel 2006, rientro con un nuovo importante incarico come vice president per la commercializzazione e il lancio di nuovi prodotti presso la Royal DSM, gruppo internazionale con sede a Heerlen (vicino a Maastricht) specializzato nelle scienze della vita e dei materiali.

Tra un consiglio di amministrazione e un viaggio, Annalisa Gigante trova anche il tempo di scrivere, insieme ad una collega,il libro per conto di EuropeanPWN, che documenta con dati inoppugnabili la scarsa presenza di donne nei consigli di amministrazione delle principali società europee. "Mi sono resa conto che di questo problema si parla molto ma, soprattutto in Italia, mancano dati, numeri su cui ragionare, e lo scopo di questo libro è proprio quello di fornire la fredda concretezza dei numeri. Ebbene", spiega Annalisa Gigante, "analizzando circa 300 tra le maggiori aziende europee insieme ad Egon Zehnder e BoardExabbiamo rilevato una presenza di donne nei board di circa il 9,7%, dato che migliora l'8,5% di due anni prima ma che è inferiore, per esempio, a quello relativo agli Stati Uniti, dove le donne nei consigli di amministrazione sono il 15%".

Un numero ancora molto piccolo, ma che riassume una situazione europea molto variegata, con forti differenze da paese a paese: "In Norvegia le donne sono oltre il 40% anche per effetto di una legge dello stato", continua Gigante, "ma in generale nei paesi scandinavi e anche in Olanda e UK si hanno percentuali superiori alla media, grazie al grosso sforzo di comunicazione che si è fatto. In fondo alla classifica il Portogallo, con lo 0,8%, e appena sopra l'Italia con il 2,1 e un incremento davvero minimo (0,2%) rispetto a due anni prima".

Differenze dovute a ragioni culturali e sociali, soprattutto, ma anche al diverso risalto che si dà al problema. "Noi, con il nostro libro, vogliamo alzare il volume sulla questione, sensibilizzare i media a parlarne. Anche perché, secondo dati in nostro possesso, le aziende che hanno più di tre donne nel proprio consiglio di amministrazione hanno risultati sensibilmente migliori delle altre".