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Natuzzi, dalla Murgia a New York e ritorno

, di Fabio Todesco
Quarant’anni di crescita, culminata con la quotazione a Wall Street, e un decennio di crisi per una delle aziende simbolo dell’imprenditoria meridionale, tra l’invenzione di un distretto e le accuse di paternalismo

Agnese Sinisi
Natuzzi
Un divano a Wall Street

Egea, 2008
198 pagine, 14 euro

Quella di Pasquale Natuzzi, artigiano nato nel 1940 a Matera e cresciuto a Taranto, dove ha aperto il suo primo laboratorio a 19 anni, ed arrivato nel 1993 a quotare la sua impresa produttrice di divani a Wall Street, è una storia che sarebbe piaciuta a Horatio Alger, Charles Dickens e Ayn Rand. Ed è piaciuta ad Agnese Sinisi, la ricercatrice specializzata nella storia socio-economica del Mezzogiorno che l'ha raccontata, con il rigore e l'apparato statistico di uno scienziato, nel suo Natuzzi. Un divano a Wall Street (Egea, 2008, 198 pagine, 14 euro).

Quella della Natuzzi non è la storia di una sola azienda, ma di tutto il distretto del mobile dell'Alta Murgia, tra Basilicata e Puglia, che le è sorto intorno. Una storia di riscatto per un'area priva di acqua, infrastrutture e servizi, che si è saputa inventare in pochi lustri una specializzazione che l'ha portata a esportare mobili imbottiti in tutto il mondo, facendo concorrenza e spesso superando le imprese della ricca Brianza e del resto del mondo.

Fino all'inizio di questo decennio è una storia di continua ascesa e dell'esplorazione di un modello produttivo che, pur sfruttando ogni risorsa del progresso tecnico, ha assicurato occupazione e pace sociale. Che si trattasse di condivisione di valori comuni, come afferma Natuzzi, o di paternalismo, come sostengono gli scettici, il modello ha funzionato fino a quando la pressione della globalizzazione, e dei paesi a infimo costo del lavoro, non si è fatta insostenibile.

Natuzzi, grazie alla liquidità accumulata, ha potuto reagire meglio di molte altre imprese del settore, managerializzando la sua azienda e riposizionando parte della produzione in una fascia di mercato più alta, ma non ha potuto evitare cassa integrazione, tagli e malcontento. Lo scorso anno lo stesso Pasquale Natuzzi ha invertito il processo, riaccentrando su di sé tutte le responsabilità gestionali. L'economia di quella porzione di Mezzogiorno, intanto, cambia ancora, con l'industria pesante che riacquista rilevanza rispetto a quella leggera ancora in crisi.

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