Michael Spence: Servono nuove strategie per la crescita
Quella che stiamo vivendo non è solo una situazione difficile, ma una "mai vissuta prima", ha detto Michael Spence, il Premio Nobel per l'economia del 2001, tenendo la Bocconi-Boroli Lecture nell'Aula Magna dell'Università giovedì 24 maggio. "I modelli tradizionali di crescita non funzionano più", ha ammesso l'economista di Stern e Stanford, che insegna anche alla SDA Bocconi, e il futuro potrebbe riservare tanto un equilibrio buono, quanto uno cattivo sia per l'Europa, ora al centro della crisi, sia per il resto del mondo. Quella degli equilibri multipli, ha spiegato il Premio Nobel, è una caratteristica propria dei sistemi economici in cui le aspettative sono endogene e sensibili cambiamenti in tali aspettative comportano grandi spostamenti delle variabili economiche.
La grande novità di questi anni è l'interdipendenza di tutte le economie mondiali. "Ovunque vada", ha detto Spence, "negli Stati Uniti, in Europa o in Cina, tutti ritengono che i rischi maggiori per la loro economia derivino dall'estero, dall'andamento degli altri".
In questo momento le difficoltà che si registrano nei mercati del debito sovrano europeo costituiscono l'epicentro della crisi, mentre i crolli asiatico e sudamericano degli ultimi vent'anni insegnano quanto forti siano gli effetti di contagio, anche quando le analogie tra paesi coinvolti siano poco fondate. Così può consolare solo fino a un certo punto l'analisi che vede il debito totale del sistema Italia in linea con quello francese, svizzero, americano o tedesco e ben al di sotto di quello giapponese o britannico (anche se la componente pubblica è fuori scala) o la considerazione secondo cui le economie italiana e spagnola differiscono profondamente da quella greca e portoghese.
Le amministrazioni europee si trovano ad affrontare "un fardello schiacciante", dovendo allo stesso tempo pagare per gli errori fatti in passato e investire per la crescita futura. Italia e Spagna ne possono uscire solo portando a termine le riforme appena avviate e per farlo servono una forte volontà politica e un tempo sufficiente, che può essere garantito solo da pronti interventi di una Banca centrale europea condizionata dalla posizione tedesca. "Dal momento che i tedeschi hanno portato a termine da soli le loro riforme", ha detto Spence, "ritengono che anche gli altri possano farcela".
Un possibile scenario per i prossimi mesi è quello dell'uscita della Grecia dall'euro ("non poter svalutare la propria moneta quando si ha un gap di produttività del 40% rispetto ai partner è davvero problematico"), seguita da un'accelerazione delle riforme in Italia e Spagna e da un ripensamento del progetto di integrazione europea. Più in là, si dovrà fare molta attenzione ai possibili problemi dovuti al debito statunitense e ai rischi di rallentamento della Cina, arrivata a una fase di crescita alla quale, in passato, molti altri paesi si sono fermati.
La Bocconi-Boroli Lecture è la nuova intitolazione per la Bocconi Lecture, nata come ciclo di conferenze intitolate a Ferdinando Bocconi, fondatore dell'Università, per ospitare ogni anno uno studioso di scienze economiche e sociali che si è distinto a livello internazionale per la portata innovativa dei propri studi. Ora, grazie al finanziamento della Fondazione Achille e Giulia Boroli la lecture sarà dedicata ad Achille Boroli, che come Ferdinando Bocconi ha fatto dell'imprenditorialità italiana e del progresso sociale due capisaldi della propria vita. La Bocconi-Boroli Lecture è organizzata in collaborazione con la Fondazione Corriere della Sera.