La semenza di Tancredi Bianchi
"Considerate la vostra semenza, fatti non foste per viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza": Tancredi Bianchi, professore emerito della Bocconi cita Dante per parlare della 'semenza' che l'insegnamento di Gino Zappa lasciò in lui e che lui, a giudicare dall'opera che gli hanno tributato gli 82 economisti bancari che hanno elaborato i 120 saggi di "Scritti in onore di Tancredi Bianchi", ha lasciato nei tanti che sono stati suoi studenti. Il volume, curato da Mario Comana, docente della Luiss, e da Marina Brogi, della Sapienza, è stato presentato ieri in Bocconi durante un incontro moderato da Roberto Ruozi, anch'egli emerito dell'ateneo e introdotto da Guido Tabellini.
Tancredi Bianchi, "l'amico di una vita" nelle parole del vicepresidente della Bocconi Luigi Guatri, che ne ha ripercorso gli anni della comune formazione e della docenza alla Bocconi, non ha però mancato di "fornire qualche ultimo pensiero" ai suoi allievi, con una densa lectio magistralis sulle trasformazioni della banca negli ultimi anni, criticando i meccanismi che hanno portato alla recente crisi finanziaria. Bianchi ha centrato il suo ragionamento sull'importanza, per gli istituti di credito, dell'adeguatezza del patrimonio, "dei mezzi propri", di modo tale che non venga meno quell'obbligo di rimborso dei fondi raccolti che dovrebbe essere uno dei pilastri del sistema. "la recente crisi ha invece mostrato come le banche abbiamo tentato di eludere il principio del capitale proprio cercando piuttosto al massimizzazione del roi, del ritorno sugli investimenti". Capitale di rischio, studio degli assetti di governance nel mondo che cambia, gestione prudenziale ("per evitare che le condizioni di rischio di una banca infettino tutto il sistema") sono i cardini sui quali deve ruotare un buon meccanismo bancario. "Che i banchieri tornino a fare i banchieri", dice Bianchi citando i commenti degli analisti economici allo scoppiare della crisi. "Quanto il pensiero di Tancredi Bianchi sia attuale emerge dalla lettura dei contributi che compongono il volume in suo onore", indica Mario Comana, sottolineando come "non possiamo non dirci tutti allievi di Bianchi". E aggiunge come, dall'opera (vastissima: 3 volumi, 1.848 pagine), emergano tre punti nodali: "Innanzitutto, che la ricerca scientifica italiana è perfettamente integrata con quella internazionale. Inoltre, che la comunità scientifica era perfettamente consapevole delle condizioni che avrebbero portato alla crisi: l'eccessiva leva finanziaria, i derivati, la gestione del rischio sono infatti argomenti considerati in molti saggi e individuava alcuni antidoti. Infine, che la nostra accademia aveva coscienza della centralità del rischio del credito, dell'importanza del rischio reputazionale e dell'etica degli operatori".