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Questo non è un paese reale

, di Fabrizio Pezzani - ordianrio di programmazione e controllo nelle pubbliche amministrazioni
Istituzioni. La revisione della governance è la priorità, il nostro è un modello di stato indefinito che frena sia lo sviluppo sia la competitività

La difficoltà dell'Italia di uscire da una situazione di generale incertezza sulla definizione dei percorsi da seguire è legata principalmente alla necessità di rivedere i sistemi di governance del paese, che sembrano rendere sempre più disallineato l'assetto istituzionale da quello reale.

Il paese continua a oscillare tra un modello di stato in parte ancorato a una forma più centralizzata, espressa dall'operato e dall'orientamento degli ultimi esecutivi, e un'altra più orientata al modello federale, espressa dall'andamento dell'economia reale, con la conseguenza che non sono chiari il perimetro delle competenze decisionali tra amministrazioni centrali e periferiche, le conseguenti aree di responsabilità e i modelli di governance più convenienti da adottare.

Gli elementi da considerare nella scelta, in estrema sintesi, sono legati alla dinamica ambientale e alla crescente diversificazione delle aree territoriali. La dinamica ambientale è caratterizzata da una forte variabilità e imprevedibilità che riducono l'orizzonte temporale cui estendere la programmazione.

In generale la globalizzazione ha favorito il confronto tra soggetti e istituzioni portatori di interessi diversificati (religiosi, culturali, politici, ambientali, economici, sociali) ciascuno dei quali, come si può vedere ogni giorno, diventa una variabile indipendente che può essere elemento di cambiamento e di destabilizzazione e comunque contribuisce a rendere più incerta la previsione degli andamenti dei sistemi socio-economici.

Questa dinamica ambientale, come risposta, richiede forme di organizzazione in grado di essere flessibili, capaci di adattarsi ai cambiamenti, prevedendoli e anticipandoli se possibile. Certamente il modello federale risponde in modo più organico a questa esigenza perché la flessibilità del sistema-paese viene demandata a quella dei singoli territori.

Questa esigenza di orientamento al modello federale è rafforzata dalla crescente differenziazione tra territori, che comporta per ciascuno di essi scelte di sviluppo coerenti con le loro specificità che possono essere anche profondamente diverse. Certamente si può verificare un diverso tasso di crescita tra i vari territori in relazione sia al contesto ambientale sia alla loro capacità di individuare e implementare al meglio le strategie di sviluppo; va rilevato il fatto che in quei territori dove la crescita del pil è più elevata si riscontra sempre una forte coesione di interessi tra pubblica amministrazione, imprese e sistema finanziario, che conferma la validità dell'orientamento a un modello territoriale diversificato.

La posizione di stallo nella scelta sul modello di stato a cui tendere ha effetti sulle politiche di sviluppo del paese, sui sistemi di controllo, sulla competitività complessiva, sui sistemi di rendicontabilità e di valutazione delle performance, sulle aree di responsabilità e ancora sui modelli giuridici di normazione e di regolazione del sistema socio-economico. L'azione di governo del paese e le politiche pubbliche rischiano di essere meno efficaci, più confuse e meno condivisibili. Lo stare in mezzo al guado allontana sempre di più il paese istituzionale da quello reale e rende sempre più difficile il superamento della situazione attuale. L'individuazione di uno scenario a cui tendere deve tenere in considerazione la diversità dei territori e la loro capacità di perseguire una crescita costante, per questo motivo è necessario definire tempi di realizzazione degli obiettivi per consentire a tutti un raggiungimento nel tempo di uno sviluppo in grado di ridurre le differenze tra territori e promuovere una reale uguaglianza dei cittadini.