Protocollo di Kyoto. Premiamo la buona volontà
La distanza che all'atto dell'applicazione del Protocollo di Kyoto separa l'Italia dal raggiungimento dell'obiettivo fissato a livello nazionale (riduzione del 6,5% rispetto ai livelli del 1990) è pari a circa 95 milioni di tonnellate di CO2 annue, di cui solo una parte (30 milioni) è raggiungibile attraverso l'attuazione dei meccanismi previsti dal cosiddetto Emission Trading Scheme, applicabili solo ad alcuni settori industriali. Per favorire la riduzione delle restanti 60 milioni di tonnellate, i ministeri competenti già da tempo avrebbero dovuto coinvolgere le regioni e gli enti locali per ottenere uno specifico supporto per l'individuazione delle misure e la quantificazione del loro possibile contributo alla riduzione dei gas serra. Questo coinvolgimento non è ad oggi avvenuto, nonostante gli atti normativi di riferimento individuino come prioritari i settori del trasporto pubblico e privato, dell'edilizia pubblica (in particolare scolastica) e della promozione dell'efficienza nei consumi civili, tutti ambiti in cui soprattutto gli enti locali hanno un ruolo di primo piano.
Consapevoli di questo ruolo, attualmente molte regioni ed enti locali hanno valutato l'opportunità di contribuire al raggiungimento degli obiettivi di Kyoto, anticipando volontariamente l'adozione di strumenti sviluppati negli ultimi anni per la contabilizzazione e la pianificazione di azioni di riduzione e compensazione delle emissioni climalteranti.
In particolare, negli ultimi mesi ha assunto dimensioni interessanti anche a livello europeo il mercato dei crediti di emissione di natura volontaria, in cui partecipano soggetti che intendono dimostrare di aver contribuito alla diminuzione delle emissioni di gas serra secondo criteri non imposti da obblighi cogenti.
Il mercato di natura volontaria ad oggi non è ancora standardizzato o regolamentato e rimane collegato principalmente ad opportunità di marketing verde (per esempio, la compensazione delle emissioni prodotte da un'organizzazione, un prodotto, un evento pubblico).
Il mercato volontario può rappresentare sicuramente un'opportunità da seguire nell'ottica di valorizzare le politiche degli enti locali, quali ad esempio interventi volti ad aumentare la capacità del territorio di 'cattura' delle emissioni generate localmente (per esempio interventi di piantumazione, forestazione o riforestazione), ovvero interventi di riduzione delle pressioni generate dal territorio, dai diversi settori impattanti (industriale, civile, terziario, agricoltura, trasporti), realizzati tramite incremento dell'efficienza energetica, adozione di tecnologie più pulite, miglioramento della mobilità, ecc.
Gli scenari delineati suggeriscono, in particolare, l'opportunità di sviluppare un sistema nazionale che sia in grado di riconoscere, certificare e rendere possibile lo scambio di quote di riduzione di gas serra generate attraverso iniziative volontarie intraprese dagli enti locali e dalle amministrazioni regionali e provinciali.
In questa prospettiva, gli sforzi di molte regioni sono focalizzati sul tentativo di sviluppare, in collaborazione con il ministero dell'ambiente, un metodo di calcolo e contabilizzazione omogeneo su base nazionale e alla realizzazione di connesse modalità di valorizzazione economica dei crediti relativi alle riduzioni volontarie di emissione. Queste modalità potrebbero comprendere, ad esempio, la definizione di meccanismi premianti per l'accesso a fondi di finanziamento con risorse della programmazione regionale, la definizione di regole e di modalità di registrazione dei crediti in ambito sovra-regionale (istituzione di un registro nazionale) al fine di favorire il trading delle quote, e la proposta di incentivi sulla fiscalità locale legati alla partecipazione a progetti o iniziative per la riduzione dei gas serra.