Le trappole dietro la fine del roaming
Dal 15 giugno 2017 non pagheremo più il roaming negli altri paesi dell'Unione europea: svanirà quel sovrapprezzo che ci limita nell'utilizzo del telefonino all'estero nonostante fossimo comunque all'interno dell'Unione.
Da tempo il roaming era all'attenzione dell'Ue. È vero che quando girovaghiamo (questo è roaming) all'estero utilizziamo la rete di un operatore diverso da quello con il quale abbiamo sottoscritto il contratto. Ma il sovrapprezzo pagato non era proporzionato ai costi sostenuti dall'operatore che ci ospitava per la gestione della nostra attività sulla sua rete e da un'interconnessione eventualmente più costosa di quella che avremmo avuto a livello nazionale. La volontà politica di ridurre questo sovrapprezzo aveva incontrato degli ostacoli. Il quadro disegnato dalla liberalizzazione a livello Ue non permetteva alle autorità nazionali di regolamentazione (Agcom in Italia) di fissare il prezzo del roaming così come era possibile fare per altri servizi domestici quali, per esempio, l'utilizzo da parte di operatori alternativi del cosiddetto ultimo miglio della rete di accesso di telefonia fissa. Alla palese inefficacia dell'azione nazionale si accompagnava la difficoltà, per la Commissione, di trovare l'evidenza di un possibile cartello tra operatori volto a tenere elevato il prezzo del roaming. Tuttavia il pericolo di una sanzione antitrust esemplare (qualora il cartello fosse stato scoperto) ha fatto accettare agli operatori un intervento della Commissione che, gradualmente, a partire dal 2007, ha ridotto il prezzo massimo per il roaming sia delle telefonate (fatte e ricevute) che degli sms e del traffico dati. Se fare una telefonata dall'estero in Italia, nell'estate 2007, ci costava massimo 49 cent/minuto in più rispetto alla tariffa nazionale, oggi ci costa massimo 19 cent/minuto in più (-61%). E, come previsto dal nuovo regolamento, questo sovrapprezzo sarà zero da metà giugno 2017. Ma dietro la bandiera issata per il benessere dei consumatori dal nuovo regolamento Ue si nascondono dei dettagli da evidenziare. Ne segnalo un paio. Innanzitutto, è vero che il sovrapprezzo sarà zero, ma rispetto a cosa? Il regolamento fa riferimento a «una tariffa al dettaglio nazionale per unità» oppure, in mancanza di questa, alla tariffa a consumo prevista quando sforiamo i tetti delle popolari offerte bundle (per esempio 500 minuti, 200 sms e 2 GB a 15 euro al mese). Quindi, se saremo in un altro paese dell'Ue, con la maggior parte dei contratti attualmente in vigore, non potremo usufruire dei minuti gratuiti inclusi nel bundle ma pagheremo una tariffa ignota (gli operatori potrebbero introdurre entro metà giugno 2017 quella misteriosa «tariffa al dettaglio nazionale per unità» indicata dal regolamento) oppure ignorata (la nostra parsimonia al telefonino in relazione al bundle ha reso irrilevante questa tariffa nella scelta del contratto).
In secondo luogo, come potrebbero modificarsi queste tariffe a consumo che valgono tanto nel nostro paese quanto all'estero? Con il nuovo regolamento il nostro operatore non potrà più farci pagare un sovrapprezzo per il roaming, ma dovrà continuare a pagare l'operatore estero affinché permetta a noi utenti in viaggio di utilizzare la sua rete (per il nostro operatore è da escludere un effetto di sostituzione in quanto l'attuale tariffa wholesale di roaming è superiore rispetto ai costi che sostiene per offrirci il medesimo servizio sulla propria rete in Italia). Considerando i margini ridotti per effetto dell'attuale concorrenza, si potrebbe verificare il cosiddetto waterbed effect: i costi wholesale di roaming, non più a carico degli utenti all'estero che li hanno generati, dovranno essere spalmati su tutti gli utenti, con un possibile aumento generale delle tariffe.
Paradossalmente, la riduzione della bolletta per gli utenti frequent-flyer potrebbe essere sussidiata dagli utenti che non viaggiano. L'approvazione del regolamento è una vittoria formale. Prima dell'estate 2017 bisognerà risolvere le questioni sostanziali.