Le regole non prevengono una guerra di dazi
L'Organizzazione mondiale del commercio pone limiti alle autorità pubbliche degli stati membri nell'erogazione di aiuti alle imprese private. La disciplina si applica solo agli aiuti statali alle imprese che producono beni, mentre restano esclusi gli aiuti alle imprese che erogano servizi, nonostante negoziati in materia siano iniziati da diversi anni come previsto dal General agreement on trade in services (Gats).
Pertanto, i recenti interventi statali a salvataggio di alcune istituzioni finanziarie non sono, allo stato attuale, soggetti ad alcun vincolo internazionale. Con l'estendersi della crisi all'economia reale è lecito attendersi un parallelo incremento degli aiuti statali ai produttori di merci, con l'applicazione delle regole contenute nell'Accordo sui sussidi e sulle misure compensative dell'Omc. L'accordo proibisce solo due tipologie di sussidi: quelli condizionati all'esportazione dei prodotti e quelli erogati a patto che i beni prodotti dal beneficiario soddisfino una percentuale minima di valore aggiunto nazionale. Tutti gli altri sono leciti ma "sanzionabili", nel senso che, qualora i beni siano esportati a un prezzo tale da causare un pregiudizio all'industria di un paese terzo, quest'ultimo potrà imporre un "dazio compensativo" per ripristinare il prezzo originario dei beni ante-sussidi. Potenzialmente, politiche di forte intervento statale in periodi di crisi rischiano di provocare una sorta di guerra commerciale a colpi di dazi compensativi applicati, anche a scopi ritorsivi, dai vari stati dell'Omc.
Un precedente, in questo senso, è rappresentato dalla risposta della Comunità europea agli aiuti pubblici erogati dai governi del sud-est asiatico in seguito alla crisi finanziaria della seconda metà degli anni '90. Nel 1999 il numero di procedure per l'applicazione di dazi compensativi iniziate dalla Ce è salito a 20, contro una media di 1-2 l'anno. Il rischio di vedere applicati dazi compensativi incrociati fra paesi in difficoltà, tuttavia, è mitigato da alcune considerazioni: in primo luogo la possibilità di applicare un dazio di questo tipo è subordinata all'individuazione di un sussidio ai sensi dell'accordo Omc. La definizione è restrittiva poiché è necessario dimostrare la "specificità" del sussidio (cioè che sia indirizzato a specifiche imprese o aree territoriali; gli sgravi fiscali per tutti i produttori, ad esempio, non sono sussidi ai sensi dell'Accordo) e che questo produca un beneficio economico al percettore.
Secondariamente, vista la portata generale della crisi economica, sarebbe forse più opportuno un gentlemen agreement fra gli stati mirante a limitare l'applicazione reciproca di dazi.
Più probabile, invece, vedere nell'immediato futuro un incremento dell'impiego di dazi compensativi nei confronti dei paesi ad economia non di mercato meno interessati dalla crisi finanziaria, come la Cina, fino ad ora risparmiati dalla politica antisovvenzione della Ce per la difficoltà di individuare il beneficio economico del sussidio in questi paesi.
Se infatti un sussidio è tale quando distorce la concorrenza a favore del beneficiario, per individuarne il beneficio è necessario confrontare i dati economici del beneficiario con quelli che si sarebbero avuti in un mercato concorrenziale ante-sussidio. Per definizione, tuttavia, tale situazione non può verificarsi nei paesi a economia non di mercato: ciò spiega la riluttanza sinora riscontrata a utilizzare questo strumento nei loro confronti. Un mutamento della politica antisovvenzioni, invero, sembra possibile alla luce della marcata liberalizzazione di diversi settori dell'economia cinese. In questo caso, invece di una guerra diffusa, si assisterebbe a una serie di misure antisovvenzioni nei confronti dei produttori cinesi più aggressivi.