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La voce libera del web e' a tempo?

, di Oreste Pollicino - ordinario presso di Dipartimento di studi giuridici
Media. Un secolo di diritti individuali e di espressione

Per illuminare il futuro e capire il presente bisogna sapere interpretare il passato. Tim Wu, nel suo The master switch, the rise and the fall of information empires (Atlantic Books), applica questo principio alle evoluzioni e involuzioni che hanno caratterizzato, negli ultimi cento anni, il settore dei media negli Usa. La sua idea è che tutti i media del XX secolo (telefono, radio, cinema e televisione) fossero nati, grazie all'intuizione di outsider inventors, con un potenziale di libero accesso e libero utilizzo formidabile. Poi, Wu racconta come dall'invenzione di un medium si sia passati all'organizzazione industriale che ne ha sfruttato la potenzialità commerciale e infine a uno scenario monopolistico, in cui l'industria diventa impero e il potenziale originario di apertura e condivisione del mezzo rimane inespresso. A questo punto, Wu si chiede se a questa triste involuzione sia destinato il medium più rivoluzionario della storia dell'informazione, Internet. Ed è proprio questo il punto cruciale del libro, in cui l'autore nota come, pur non sottovalutando le differenze tecniche e strutturali di Internet rispetto agli altri medium, il rischio che le potenzialità immense di partecipazione che il Web ha nel suo dna possano evaporare per l'abuso di posizioni dominanti da parte dei giganti economici del Web. In questo contesto, una lettura complementare è il Rapporto Onu sulla libertà di espressione sul Web. Un accento è posto sull'importanza che l'esercizio della libertà di espressione non sia soggetta a improprie restrizioni.

A ben vedere, grazie all'avvento di Internet, il diritto di esprimere il proprio pensiero ritrova la sua caratterizzazione originaria di libertà individuale che si emancipa dal filtro dell'impresa della comunicazione per raggiungere un uditorio diverso da quello presente nel luogo in cui il pensiero è diffuso. Nell'era analogica, infatti, se non ci si accontentava di parlare dall'Hide park speaker's corner, l'unico modo per poter dare una diffusione alle proprie idee era quello di accettare la mediazione dell'industria dei media. Questo è tuttora valido per la stampa, la radio, la televisione ma non, a seguito del passaggio dall'atomo al bit, per Internet. La libertà di espressione ritrova il suo significato più autentico di libertà individuale. Tutto questo implica però una condizione: l'accesso a Internet deve essere disponibile per tutti. È in questa prospettiva che si apprezza la promozione, bene evidenziata nel Rapporto Onu, del diritto di accesso al Web quale diritto fondamentale. Nello stesso senso, peraltro, si sono già pronunciate molte Corti costituzionali e supreme e il principio è stato già codificato in numerose Costituzioni recentemente adottate.