La meglio gioventu' tra storia e leggende
Chi da Palermo prosegue verso ovest il periplo della Sicilia, sotto Trapani si imbatte in un paesaggio senza tempo, fatto di saline e mulini a vento, incorniciato da piccole isole appena affioranti dall'acqua sullo sfondo del maestoso arcipelago delle Egadi. Si tratta di uno spazio scenografico che, a parte l'attuale fioritura multicolore di kitesurf nei giorni di vento, non doveva apparire molto diverso agli antichi popoli del mare che lo attraversavano percorrendo la millenaria strada punica. Quello spazio e quella strada oggi ci ricordano come, nelle parole di David Abulafia (The great sea: a human history of the Mediterranean, Allen Lane, 783 pagine, 2011) il Mediterraneo sia stato "il più vigoroso luogo di interazione tra società diverse sulla faccia della terra", svolgendo nella storia della civiltà un ruolo che ha "ampiamente superato quello di qualunque altro braccio di mare". Guidando il lettore dal tempo dei Fenici e dei Troiani all'avvento del turismo moderno, Abulafia ci racconta come il Mediterraneo sia stato per molto tempo fonte di potenza economica e culturale, grazie agli scambi di idee, esperienze, merci e persone che lo hanno continuamente solcato.
Il Mare Nostro non ha però solo emanato la struggente positività dei suoi tramonti e delle sue albe. Mare vuol dire anche tempeste e naufragi. Dal mare vengono gli "invasori" di ieri e di oggi. Abulafia ce lo ricorda, ma più potenti e affascinanti sono le storie raccolte da Maria Savi-Lopez (Leggende del mare, Sellerio, 436 pagine, 2008), storie in cui il fascino e il pericolo del mare si materializzano in vascelli fantasma, creature mostruose e città meravigliose adagiate sul fondo degli abissi. In alcune di queste leggende gli dei degli abissi rapiscono la meglio gioventù dei popoli del mare, iniziandola agli impenetrabili segreti del mare. In un'estate in cui soffia forte il giovane vento africano, le storie e le leggende del Mediterraneo ci aiutano a ricordare da dove veniamo e dove andiamo, da millenni lungo la stessa strada punica.