La lunga strada verso la filiera sostenibile
A partire dagli anni Settanta, l'affermarsi della dimensione mondiale nell'attività economica si è accompagnato alla progressiva creazione di reti globali di produzione. Paesi in via di sviluppo hanno progressivamente partecipato alla nuova divisione internazionale del lavoro, laddove la competizione tra aree produttive per l'ottenimento di capitali, clienti e insediamenti ha assunto proporzioni inaspettate. Una corsa verso il fondo, basata sulla riduzione di costi superflui, continua a caratterizzare la contrapposizione tra paesi estremamente dinamici (Cina, India, Sud-Est Asiatico) forti spesso del mancato rispetto dei parametri minimali, sul fronte della sicurezza sul lavoro e degli impatti ambientali, e aree, come quella europea, che affrontano maggiori difficoltà nel confronto internazionale.
In tale contesto, la gestione della filiera produttiva (supply chain management) è diventata un prerequisito essenziale per competere, beneficiando dei vantaggi derivanti dalla globalizzazione.Tale consapevolezza ha determinato l'emergere di modelli competitivi differenti nelle modalità di gestione delle relazioni con i propri stakeholder lungo la filiera che va dal produttore al consumatore finale. Da un lato, è prevalso il modello, all'apparenza attualmente vincente, della produzione basata sul prezzo e rappresentativa di una competizione sui costi. Tale modello pone enfasi sullo sfruttamento intensivo dei vantaggi comparati nei costi dei fattori produttivi e legato alle possibilità di delocalizzazione e alla costruzione di production network globali. Dall'altro, si impone oggi una riflessione su modelli basati sui vantaggi competitivi associati alla cooperazione, all'adozione volontaria di standard sociali e ambientali più elevati rispetto a quanto prescritto dalla legge, all'apertura e al dialogo con i propri interlocutori. Tutto ciò conduce verso l'emergere di un modello competitivo alternativo che, pur non ignorando le opportunità offerte dalla globalizzazione, le inserisce in un quadro di superiori compatibilità sociali e ambientali secondo soluzioni/combinazioni innovative di prodotto, processo, tecnologia e mercato. Tale modello, dunque, si fonda su un processo produttivo a più alto valore aggiunto, espressione di una competizione basata sul valore. È evidente che molteplici aspetti critici sembrano ancora minare il potenziale sviluppo di quelle imprese orientate alla gestione della filiera produttiva orientata al valore. Più in dettaglio, chi è responsabile della gestione delle relazioni di fornitura e di distribuzione sembra ancora lontano dal ritenere rilevante, nell'arco del processo di formulazione delle proprie decisioni strategiche, la necessità di condividere con il proprio partner gli aspetti più rilevanti di tale processo. Ciò che emerge oggi è la scarsa attitudine da parte del management nel favorire strategie di cooperazione e di coinvolgimento tanto dei fornitori quanto dei distributori. Inoltre, le imprese non sembrano possedere gli strumenti manageriali per incentivare e supportare decisioni strategiche orientate alla sostenibilità, i cui cardini sono proprio incentrati sull'orientamento di medio-lungo periodo nella gestione delle relazioni con molteplici stakeholder. Se da un lato sembra essere favorita la scelta di innovare il proprio processo produttivo, dall'altro non si tende a condividere e coinvolgere i propri partner in tale processo di innovazione.