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K2, l'Italia che sale in vetta

, di Francesca Polese - assistant professor di storia economica alla Bocconi
Simboli. Le ricadute dell'impresa alpinistica di Ardito Desio

Il 31 luglio 1954 una spedizione alpinistica italiana, guidata dal geografo-geologo Ardito Desio(1897-2001), conquistò la vetta del K2 (m. 8611, la seconda vetta più alta della Terra). La spedizione divenne uno dei simboli della rinascita del paese nel dopoguerra. Ardito Desio preparò la spedizione con enorme scrupolo, redigendo un piano dettagliato che curava nei minimi particolari tutte le fasi della preparazione, dalla scelta dei materiali e delle attrezzature, alla selezione degli alpinisti, alle prove svolte sul Monte Rosa fra Cervinia e Gressoney, alla scalata vera e propria fino al rientro in Italia. Dall'Italia furono inviate via nave 400 casse di bagaglio (oltre 13 tonnellate) a destinazione Karachi. Esse sarebbero poi state trasportate verso la vetta da oltre 700 portatori ingaggiati in loco.

Dopo una serie di accurati esami medici e fisiologici, vennero selezionati gli alpinisti Erich Abram, Ugo Angelino, Walter Bonatti, Achille Compagnoni, Cirillo Floreanini, Pietro Gallotti, Lino Lacedelli, Mario Puchoz (deceduto durante la missione), Ubaldo Rey, Gino Soldà, Sergio Viotto. La vetta fu effettivamente raggiunta da Achille Compagnoni e Lino Lacedelli, sebbene un contributo fondamentale fu dato da Walter Bonatti, che tuttavia fu costretto a fermarsi più in basso: una vicenda destinata a suscitare forti polemiche protrattesi per decenni. Al successo della spedizione contribuirono alcune aziende italiane che si dimostrarono capaci di fornire materiale tecnico di prima qualità, spesso all'avanguardia per l'epoca, realizzato secondo le specifiche richieste di Desio e dei suoi collaboratori e ottimizzato per incontrare le esigenze della squadra di alpinisti. Venne calcolato che le medesime aziende offrirono circa 15.600.000 lire dell'epoca sotto forma di materiale per finanziare la spedizione. Questa esperienza dimostrò che l'Italia vantava alcune imprese, spesso di piccole dimensioni, che, allora come oggi, erano all'avanguardia mondiale in settori di nicchia come la produzione di attrezzatura per alpinismo. In alcuni casi si tratta di marchi oggi ben conosciuti anche al grande pubblico (per esempio Dolomite, che fornì tre diversi tipi di calzature alcune fornite dell'innovativa suola Vibram), mentre altri sono nomi la cui fama rimane circoscritta a un ristretto gruppo di professionisti o amatori di alto livello (la Grivel di Courmayeur per piccozze e ramponi o la novarese Gottifredi Maffioli per la produzione di cime sportive, oggi prevalentemente per il settore velico). La spedizione guidata da Desio produsse anche importanti risultati scientifici. La partecipazione di esperti nel campo della geologia (fra cui lo stesso Desio), della geografia e della geofisica consentì per esempio di utilizzare rilievi fotogrammetrici per misurare la velocità di alcuni ghiacciai, mentre, sempre grazie alla fotogrammetria, si riuscì a realizzare la prima carta su grande scala di una montagna extraeuropea (K2) che mostrava l'aspetto topografico di tutti i versanti. Importanti ricerche vennero svolte anche in ambito etnografico, paleontologico, zoologico e botanico.La conquista della vetta del K2 suscitò grande clamore ed ebbe una forte risonanza mediatica (dopo il rientro in Italia, per esempio, gli alpinisti furono ricevuti dal presidente della Repubblica Luigi Einaudi e dal papa Pio XII), ma fu accompagnata anche da numerose polemiche in merito alla gestione della spedizione stessa. Di certo, l'evento venne vissuto come una dimostrazione della capacità di riscatto dell'Italia dopo i difficili anni del Fascismo e della Seconda Guerra Mondiale e servì di stimolo alla diffusione di attività quali lo sci e in generale il turismo in montagna.