Giustizia letteraria o letteratura giudiziaria?
Perché occuparsi delle relazioni fra diritto e letteratura? Per pensare la letteratura con più rigore e il diritto con più immaginazione. In particolare, l'idea di guardare al diritto in termini letterari è stata coltivata da numerosi studiosi a partire dall'assunto che sia fecondo confrontare il diritto con altre discipline, per metterne in luce aspetti di rilievo. Negli Stati uniti, dove l'idea ha conosciuto una notevole fioritura, si è dato il nome di Law and Literature alla corrente di studi che ne è nata. Più spesso si tratta di giuristi con interessi letterari che di letterati con interessi giuridici; ma non mancano linguisti che analizzano il linguaggio giuridico e le sue caratteristiche.
Quali aspetti di particolare interesse sono al centro di questi studi? Innanzitutto, gli aspetti letterari ed estetici del diritto; inoltre, le maniere in cui il diritto viene raffigurato in opere letterarie. Ad occuparsene sono infatti due tipi di approcci: l'approccio che studia il diritto come letteratura (Law as literature), l'approccio che studia il diritto nella letteratura (Law in literature).
Il primo consiste nella descrizione degli aspetti letterari delle pratiche giuridiche: descrizione delle tecniche retoriche degli avvocati, degli aspetti linguistici e letterari delle sentenze, degli aspetti estetici delle dottrine giuridiche. Sono aspetti di sicuro rilievo, ma alcuni autori arrivano a dire che le tecniche di produzione e interpretazione del diritto non differiscono dalle tecniche di produzione e interpretazione dei testi letterari. Ora, siamo disposti a dire che la qualità giuridica di una legge o di una sentenza dipende dalle sue qualità estetiche? O che in una controversia ha ragione la parte che esprime più elegantemente le proprie richieste? Possiamo rispondere negativamente a queste domande pur riconoscendo il ruolo delle abilità retoriche ai fini della persuasione e delle qualità espressive ai fini della motivazione. A un poeta non chiediamo una prudente applicazione di norme, ma visioni illuminanti sulla nostra condizione. Ai giudici non chiediamo frasi ad effetto, ma decisioni ponderate, motivate, giuste. Ai legislatori non chiediamo narrazioni, ma norme efficaci. Senza negare che vi siano punti di contatto, non si devono dimenticare le differenti funzioni di diritto e letteratura.
Il secondo approccio, invece, consiste nella descrizione di come i letterati vedono il diritto, dei problemi giuridici affrontati in certe opere, degli ideali giuridico-politici evocati attraverso scritti letterari. Qualche esempio? Gli aspetti giuridici e politici dell'Antigone di Sofocle, gli scritti di Kafka, quelli di Primo Levi, o anche il recente Gomorra di Saviano. Studiando la ricezione di queste opere, inoltre, si possono vedere i modi in cui le lettere ci rendono più sensibili alle grandi questioni della vita sociale. Ma anche qui è opportuna la misura. Le suggestioni prodotte da un'opera d'arte non devono far dimenticare l'importanza dell'analisi e di un atteggiamento critico rispetto ai problemi e alle soluzioni. Senza un'analisi scrupolosa, le soluzioni sono spesso imprecise e inadeguate. Senza un atteggiamento critico, le pieghe del discorso passano inosservate. Senza un'adeguata riflessione, le opere letterarie, e le arti figurative ancor di più, possono diventare strumenti incapaci di esprimere quanto un problema può essere dettagliato, tecnico e complesso.
Quindi diritto e letteratura si possono fecondamente confrontare, ma tanto sarà fruttuosa la discussione quanto se ne ricorderanno le differenze e peculiarità.