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Finanza-impresa, il match che non c’è

, di Laura Zanetti - associato di corporate finance e direttore del Clefin, il corso di laurea specialistica in economia e management delle istituzioni e dei mercati finanziari della Bocconi
Non esistono un’economia reale e una di carta. Nel lungo periodo procedono insieme

La crisi che sta attanagliando i mercati finanziari ha ridato fiato a quanti contrappongono la 'finanza' all''impresa', l'economia di carta all'economia reale. Questa contrapposizione, almeno nel nostro paese, tende a riaffiorare ogni qualvolta ci ritroviamo in una situazione di malessere o di crisi, anche se con toni e significati assai diversi.

Nella prima metà degli anni '70, ad esempio, la crisi finanziaria delle imprese italiane traeva le proprie origini dallo squilibrio esistente tra mezzi propri (cronicamente insufficienti) e debiti, squilibrio fatto esplodere dall'impennata dei tassi d'interesse che fece seguito al primo shock petrolifero. Mentre in quegli anni la crisi finanziaria nasceva nelle imprese e rischiava di trasmettersi alle banche e agli intermediari finanziari, la situazione di oggi è completamente diversa: la crisi è nata infatti nel mondo delle imprese finanziarie e rischia ora di trasmettersi alle altre imprese a causa della illiquidità degli intermediari (difficoltà di ottenere nuovo credito, e richieste di rientri) e a causa di un aumento dell'avversione al rischio (originato peraltro dalla conoscenza incompleta della situazione a livello di sistema e di controparti e, quindi, come scriveva Frank Knight nel 1921, dalla sfiducia nelle proprie capacità di giudizio).

Anche se il mondo della finanza rischia di danneggiare gravemente quello delle imprese, è oggi nell'interesse di tutti cercare di mantenere una visione razionale del rapporto tra finanza e industria. E ciò almeno per tre ragioni.

Innanzitutto, l'attività di scomposizione e ricomposizione dei rischi, proprio quell'attività che ha subito il gigantesco fallimento oggi sotto gli occhi di tutti, ha rappresentato sul piano storico un fattore di propulsione per il mondo delle imprese perché ha consentito di finanziare a condizioni accettabili iniziative che non sarebbero altrimenti state realizzate in una prospettiva stand alone.

Inoltre, il dinamismo di una certa parte del merchant e investment banking ha indubbiamente contribuito alla scoperta d'iniziative innovative che meritavano sostegno finanziario; ha creato opportunità per le imprese più in grado di competere; in definitiva ha favorito processi di razionalizzazione e concentrazione a livello di settori industriali.

Infine, l'innesto della cultura finanziaria sulla cultura di business ha consentito a molte imprese, anche nel nostro paese, di intraprendere percorsi di crescita, attraverso acquisizioni leveraggiate e accordi equity based altrimenti inimmaginabili.

Dunque, contrapporre la finanza all'impresa, anche se risulta oggi una facile tentazione, non ha giustificazioni assumendo una prospettiva di più lungo termine.

È utile invece indagare le ragioni per le quali i comportamenti che oggi giudichiamo incauti e censurabili abbiano potuto assumere tale diffusione e la gerarchia delle responsabilità: dagli organi preposti al controllo, alla deontologia dei professionisti che hanno operato nell'ambito delle istituzioni finanziarie, alla politica di remunerazione e incentivazione orientata al breve termine. Tale analisi potrà aiutare il sistema a trovare un assetto futuro più stabile attraverso l'aggiustamento delle sue regole e dei suoi meccanismi di controllo.

La crisi dei mercati ha già prodotto un primo impatto sul piano dei contenuti auspicati della formazione: una maggiore diffidenza nei confronti di una cultura orientata esclusivamente ai tecnicismi e un orientamento verso una formazione più equilibrata, che permetta di comprendere le problematiche economiche in senso più ampio, dal funzionamento dei mercati e delle istituzioni, ai principi che stanno alla base delle valutazioni e delle decisioni d'investimento, agli aspetti legati al management e alla overnante delle imprese.