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Dov'e' finita l'anima dei padri fondatori?

, di Fabrizio Pezzani - ordianrio di programmazione e controllo nelle pubbliche amministrazioni
Usa. Dietro lo scontro tra il presidente e i repubblicani sull'innalzamento del debito pubblico vi è la contrapposizione di due immagini di società

Il drammatico confronto tra Obama e i rappresentanti del partito repubblicano va al di là del già grave problema riguardante l' innalzamento del tetto sul debito pubblico, riguarda infatti due diverse concezioni di società che si confrontano in un momento in cui la storia sta voltando pagina. Mentre il presidente Obama sembra pienamente cosciente della gravità della fase storica che il mondo occidentale sta affrontando, il partito repubblicano dimostra, invece, di essere ancorato a un modello cristallizzato di società come si è formato sotto la presidenza Bush, incapace così di rispondere in modo innovativo e creativo alle nuove sfide globali poste dalla storia.

Il tema del contendere, in questo momento, è la richiesta da parte del presidente di innalzare il tetto del debito pubblico, pena il rischio di default del sistema sia americano che dei mercati collegati; infatti proprio la sezione 7 dell'articolo 1 della costituzione americana prevede che al Congresso sia affidato il controllo del bilancio e la sezione 8 specifica questi poteri. Sotto la presidenza Reagan questo tetto era stato innalzato 18 volte ma anche sotto la presidenza di Clinton vi era stato il braccio di ferro con i repubblicani per il suo innalzamento fino all'ultimo secondo. Curiosamente la dinamica di crescita del debito a cui si oppongono oggi i repubblicani è stata accelerata proprio dal loro governo durante il periodo Bush, che ha creato una situazione di tale gravità da obbligare Obama, fin dall'inizio della sua presidenza, ad attuare manovre in grado di arginare un dissesto prima finanziario e poi sociale. L'azione di questa presidenza è funzionale a rimettere in equilibrio una società che una minoranza avida e miope ha portato a una disuguaglianza nella redistribuzione dei redditi simile a quella Bolivia e della Colombia, al punto da mettere in discussione il rispetto dello spirito e dei valori in cui i padri fondatori e costituenti credevano e che emblematicamente raffiguravano nei motti "e pluribus unum" e "In God we trust". Proprio il non innalzamento delle imposte sui redditi più alti sembra essere il prezzo da pagare a questa minoranza per avere il via libera alla manovra richiesta.Riprendere il senso e lo spirito con cui la costituzione è stata concepita può aiutare a capire come sia cresciuto il distacco da quei valori di base da cui era stata ispirata. Lo spirito dei padri costituenti (Benjamin Franklin, James Madison, Alexander Hamilton, James Wilson...) era legato alla volontà di tutelare i più deboli, evitare le guerre tra ricchi e poveri e condannava i comportamenti immorali. Tutti padroneggiavano la cultura greco-latina considerata allora indispensabile per orientare correttamente la società; questa componente culturale, oggi, non è riscontrabile allo stesso modo nei loro successori. L'inglese dell'epoca aveva nelle singole parole significati più ampi di quelli odierni: property significava l'insieme dei beni e dei diritti, society era legata al senso di associazione, sentinel (allora scritto centinel) stava per risparmio e frugalità non come processo di accumulazione. Il tema della mediazione dei poteri tra organi di governo era particolarmente sentito ma nel tempo proprio la degenerazione tra i principi costituzionali e i partiti politici come si è andato progressivamente formando ha creato questa condizione di stallo. Infatti la modalità di composizione del senato americano consente oggi a una minoranza di bloccarne il funzionamento, così un terzo dei membri più uno (34 su 100) rappresenta il 6,6 % della popolazione americana ( La costituzione degli Stati Uniti, Fabrizio Tonello). La stabilità delle nomine dei senatori nel tempo, inoltre , riduce il loro turnover e finisce per ridurre nei componenti la capacità di avere una visione dei problemi tale da affrontarli con creatività e, di conseguenza, favorisce una collusione crescente con i lobbisti. Da tutto questo dipende la fase pericolosa di stallo che sta passando il paese, troppo legato ad interessi particolari e incapace di trovare un'intesa che sia rispettosa del bene comune su un problema così importante. Come rilevava Le monde il 27 luglio 2011, l'Europa ha con difficoltà trovato un accordo su un piano Marshall per la Grecia dovendo mettere d'accordo 17 paesi, mentre gli Usa non riescono a trovare un accordo tra loro. La presidenza Obama si colloca nella tradizione di una cultura che crede e spera di risolvere i problemi nel terreno della legalità e del rispetto degli avversari così come prima di lui già avevano fatto Abraham Lincoln e Franklin Roosevelt. Oggi tutti gli uomini di buona volontà si augurano che riesca nel suo lavoro per potere costruire assieme un bene comune globale.