Cemento e rifiuti come opportunità
Quando discutiamo la questione della sostenibilità del nostro modello di sviluppo, una delle prime immagini che ci viene in mente è quella delle megalopoli della terra che muoiono di inquinamento. Nella storia dell'umanità la popolazione si è sempre distribuita sulla superficie del pianeta in base alle opportunità fornite dal territorio. Il Novecento si è caratterizzato per un progressivo trasferimento nelle città, come effetto della maggiore concentrazione di investimenti e di migliori possibilità di lavoro, associate alla crescente produttività dell'industria prima e dei servizi poi. Questo processo di rapido inurbamento secondo le stime ufficiali delle Nazioni unite nel 2008 supererà la soglia del 50%. In altri termini circa 3,3 miliardi di persone vivranno nelle aree urbane. Un fenomeno particolarmente rilevante nelle regioni industrializzate, dove quasi il 75% vive nelle grandi città, ma in fase di intensa accelerazione nelle economie emergenti, dove si prevede che entro il 2010 si arriverà al 48%.
Tuttavia, l'effetto di queste trasformazioni, sotto la spinta da un'inarrestabile ricerca di benessere da parte delle fasce più povere della società, non è solamente positivo. Le grandi città, infatti, soffrono di problemi ecologici drammatici, quali l'inquinamento dell'aria, dell'acqua e del suolo, dovuto alla concentrazione abitativa, alla congestione del traffico, all'ingente produzione di rifiuti, alla scarsità di aree verdi. Le conseguenze di questi fenomeni si ripercuotono sulla salute dei residenti e sulla qualità della vita. La sostenibilità delle città costituisce una delle sfide più importanti dei prossimi anni, che impone di ripensare profondamente il nostro modello economico e sociale.
A una crescita ancora profondamente quantitativa, dove inquinamento, cementificazione, abusi edilizi hanno consumato il territorio, si deve sostituire un approccio responsabile, centrato su nuovi vettori di sviluppo in equilibrio con l'ambiente.
La questione della mobilità e dei trasporti risulta probabilmente l'ambito più rilevante. Le decisioni prese da numerose città europee sono diventate un'opportunità per la sperimentazione di soluzioni innovative a livello di impresa: è il caso di Berlino con l'idrogeno e di Stoccolma con i biocarburanti. Al contempo, l'introduzione di norme restrittive a livello di città, di regione o di singolo stato diviene importante occasione competitiva per i player che dispongono di nuove tecnologie. Toyota, attraverso una strategia da green first mover, è divenuta leader di mercato, ha acquisito un forte vantaggio reputazionale e ha ottenuto significativi benefici economici, sfruttando i propri brevetti in environmentally friendly technologies.
Anche la gestione dei rifiuti offre possibilità di mercato. Ogni anno in Italia si producono circa 540 kg di rifiuti urbani per abitante. Tali materiali, se correttamente raccolti e trattati, costituiscono veri e propri giacimenti urbani, che si possono affiancare a quelli naturali, limitando l'impiego di materie prime e riducendo, al contempo, i consumi di energia e la nostra carbon footprint. Un ulteriore vettore per uno sviluppo urbano eco-sostenibile è quello della riqualificazione delle aree industriali. Degli oltre 12.000 siti contaminati censiti in Italia, una quota rilevante si trova in zone ad alta densità abitativa. Anche in questo caso, l'adozione di logiche innovative, quali forme di collaborazione tra pubblico e privato, potrebbe offrire soluzione win-win-win, ossia vincenti sotto il profilo economico, ambientale e sociale, come nel caso della riqualificazione dell'area Falck a Sesto San Giovanni.
Le città sono oggi ecosistemi fragili; a fronte di chiare dinamiche globali, l'emergenza ambientale impone cambiamenti profondi e rapidi. L'obiettivo della sostenibilità, quindi, deve condurre al superamento di logiche prettamente conservative, per favorire forme di sperimentazione innovativa, supportate da nuove soluzioni tecnologiche e più avanzati paradigmi culturali.